Paura a bordo di un Boeing 737 in Florida. L’aereo proveniente da Guantanamo è scivolato fuori pista durante l’atterraggio e finito nel fiume St. Johns nei pressi della Naval Air Station di Jacksonville. I 136 passeggeri e i sette membri dell’equipaggio si sono salvati tutti, anche se 21 persone sono state trasportate in ospedale con ferite lievi. Ancora sconosciute le cause dell’incidente, anche se sembra probabile che il maltempo abbia giocato un ruolo determinante. «Siamo a conoscenza dell’accaduto, e stiamo rinvenendo tutte le informazioni» fa sapere Boeing, da mesi nel mirino delle autorità di tutto il mondo dopo i due incidenti aerei mortali del 737 Max. Incidenti che hanno causato la messa a terra dell’intera flotta del 737 Max e causato una pioggia di critiche sul colosso dell’aviazione americano, intento ora a cercare di limitare i danni soprattutto in termini di reputazione. Il Boeing 737 finito fuori pista a Jacksonville era un charter operato dalla Miami Air International, che vola da Guantanamo alle basi di Jacksonville e Norfolk, in Virginia. A bordo c'erano militari, alcuni con le loro famiglie e dipendenti del governo. «È un miracolo» che non ci siano stati morti, afferma il capitano Michael Connor, uno degli ufficiali della Naval Air Station di Jacksonville. L’aereo resta per il momento nel fiume dove è planato in attesa dell’arrivo degli ispettori della National Transportation Safety Board. I pompieri hanno prestato immediatamente soccorso una volta scattato l’allarme e sono riusciti a portare tutti in salvo. Non è chiara invece la sorte degli animali che erano in aereo e che avevano viaggiato in stiva: non si sa se siano ancora vivi ma le autorità hanno spiegato di non essere potute intervenire per motivi di sicurezza. Il sindaco di Jacksonville, Lenny Curry, ha immediatamente rassicurato su Twitter sul fatto che l’aereo non era «sommerso» in acqua come riportato dalle iniziali ricostruzioni. E precisato di essere stato chiamato dalla Casa Bianca, che aveva offerto il suo aiuto. «È stato un atterraggio duro, l’aereo è slittato prima a destra poi a sinistra prima di fermarsi» racconta Cheryl Bormann, una delle passeggere. Le cappelliere si sono aperte e i bagagli volati, le maschere per l’ossigeno sono scese: «non avevamo idea di dove fossimo, non sapevamo se eravamo nell’oceano o nel fiume. Pioveva». Bormann riferisce di essere stata per un periodo di tempo significativo in piedi su una delle ali dell’aereo in attesa dei soccorsi. «Tutti aiutavano tutti».