L’ex presidente argentina Cristina Fernández de Kirchner ha annunciato oggi a sorpresa che per le prossime elezioni di ottobre si presenterà candidata non alla presidenza, ma alla vice presidenza al fianco di Alberto Fernández, in passato ex coordinatore del suo governo.
In un video diffuso attraverso le reti sociali, la Kirchner ha chiarito che insieme a Alberto Fernández si presenterà alle elezioni primarie (probabilmente l’11 agosto) che dovranno permettere di eleggere, all’interno di ciascun partito argentino, la formula presidenziale che parteciperà al voto del 27 ottobre.
Favorita dai sondaggi preelettorali, ma alle prese anche con varie cause giudiziarie, la prima delle quali si aprirà martedì, Cristina Kirchner ha spiegato che «la situazione del popolo e del Paese è drammatica» e che «sono convinta che questa formula è quella che meglio esprime ciò di cui oggi l’Argentina ha bisogno per riunire i più ampi settori politici e sociali».
La Kirchner ha sottolineato che Alberto Fernández fu coordinatore del governo argentino «in tempi molto difficili, ma quelli che stiamo vivendo oggi sono realmente drammatici», con un debito estero che l’attuale governo ha accumulato e che «è già più grande di quella che costrinse l’Argentina al default. Con una aggravante: quasi il 40% di essa è con il Fondo monetario internazionale».
Alludendo alla sua decisione di scegliere la vicepresidenza, e non la presidenza, per il voto di ottobre, ha spiegato che «dopo essere stata due volte presidente di questo Paese e di aver ricoperto varie cariche», «sono più convinta che mai che le attese e l’ambizione personale debbono essere subordinate all’interesse generale». La Kirchner si è quindi riferita ad un lemma peronista per il quale viene «prima la Patria, poi il movimento e da ultimo gli uomini», sostenendo che «è ormai ora di trasformarlo in realtà una volta per tutte».
«È questione - ha concluso - di dover governare una Argentina un’altra volta in rovina, con un popolo un’altra volta impoverito. È chiaro, quindi, che la coalizione che governerà dovrà essere molto più ampia di quella che avrà vinto le elezioni».
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