È finito l’incubo per Alessandro Sandrini, rapito tre anni fa al confine tra Siria e Turchia e liberato oggi da una delle milizie della galassia di Al Qaida che combattono contro il regime di Bashar al Assad nella regione di Idlib, teatro della massiccia offensiva delle forze di Damasco sostenute dai raid russi. Il bresciano, 34 anni, «è stato liberato al termine di un’articolata attività condotta in maniera coordinata e sinergica dall’intelligence italiana, dalla polizia giudiziaria e dall’Unità di crisi», della Farnesina, ha commentato a caldo il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. «Mio figlio è libero si trova ancora in Siria ma nelle mani dei nostri carabinieri», ha esultato commosso il padre di Sandrini, Gianfranco: «Sono felicissimo», ha aggiunto, mentre si preparava ad andare a Roma con la speranza «di potergli parlare al telefono stanotte». E «grande gioia» per la liberazione è stata espressa anche dal ministro degli Esteri Enzo Moavero, che ha poi ringraziato «tutti i servitori dello Stato che si sono adoperati per questo felice esito». Del rapimento di Sandrini si apprese solo un anno dopo la scomparsa, nel dicembre 2017. Poi, dopo quattro telefonate alla madre avvenute nel corso di diversi mesi, nel luglio 2018 venne pubblicato il drammatico video nel quale Sandrini compariva con una tuta arancione sotto la minaccia di due uomini armati di Ak-47. «Chiedo all’Italia di aiutarmi, mi hanno detto che sono stufi, che mi uccideranno se la cosa non si risolve in tempi brevi», diceva tra l’altro. A liberare il 34enne è stata l’ala siriana della galassia di al Qaida. L’annuncio è arrivato tramite un comunicato del 'Governo di salvezza nazionale', il braccio politico di Hayat Tahrir Sham, la più influente milizia qaidista di Idlib e dintorni. La Turchia, che ha forte influenza nell’area, ha rapporti diretti con il Governo di salvezza nazionale. Secondo i miliziani anti-Assad, la liberazione dell’ostaggio è stata resa possibile grazie a un negoziato con una «banda di criminali». Nel testo del sedicente ministero degli interni del Governo di salvezza nazionale non si fa riferimento al pagamento di un eventuale riscatto. La banda che deteneva Sandrini, si legge, lo aveva rapito e lo teneva prigioniero a scopo di riscatto. Ora però per il giovane si profilano gli arresti domiciliari: su Sandrini pende infatti un’ordinanza di custodia cautelare per rapina. Il bresciano è accusato di un paio di azioni messe a termine con un complice in provincia di Brescia. Era stato disposto il carcere, ma la misura ora dovrebbe essere quella degli arresti domiciliari. Il suo nome era spuntato in un processo per rapina e ricettazione per aver tentato di vendere a cinesi dei tablet rubati da un fast food a Desenzano del Garda e per una rapina che avrebbe messo a segno prima dell’ottobre 2016. Sandrini manca infatti da casa dal 3 ottobre 2016, quando salì su un volo che da Orio al Serio, via Istanbul, lo portò ad Adana, a 180 km da Aleppo. «Vado per una vacanza», disse alla famiglia. Al suo rientro in Italia, verrà ascoltato dai pm della Procura di Roma che aveva aperto un fascicolo per sequestro di persona con finalità di terrorismo.