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L'esplosione nel centro di Lione, l'ordigno era telecomandato a distanza

L’ordigno esploso ieri pomeriggio nel centro di Lione era «telecomandato a distanza», finora non ci sono state rivendicazioni dell’atto e diversi fra i 13 feriti vengono sottoposti ad interventi chirurgici per l’estrazione di schegge: queste le principali informazioni date dal procuratore della Repubblica Remy Heitz durante una conferenza stampa oggi a Lione.

Il procuratore ha parlato di «diverse testimonianze» e di una caccia all’uomo che continua. Il procuratore ha confermato che i feriti sono 13, fra cui una bambina di 10 anni, tutti colpiti in modo lieve. Diversi di loro «devono sottoporsi ad interventi chirurgici per l’estrazione di schegge».

A determinare la natura dell’inchiesta, affidata all’antiterrorismo, sono state «le dimensioni dell’ordigno», ha detto Heitz, il fatto che «a terra siano state ritrovate viti, biglie, una pila elettrica, un circuito stampato e un congegno per telecomandare a distanza» l’esplosione.

L’esame delle immagini delle telecamere di videosorveglianza ha permesso di tracciare il percorso dell’attentatore, arrivato in bicicletta ma poi sceso nella rue Victor Hugo per depositare «una busta di carta» con il congegno davanti alla panetteria, appoggiandola a un blocco di cemento. Poi è risalito sulla bici e si è allontanato dalla stessa direzione dalla quale era venuto. Un minuto dopo l’esplosione.

Il procuratore ha confermato che l’uomo, di circa 30 anni, indossava bermuda verdi chiari, una maglia e uno zaino neri, un berretto color cachi e occhiali neri. Non è giunta al momento alcuna rivendicazione. «Decine» sono le persone che hanno risposto all’appello della polizia a testimoniare, e le deposizioni sono al momento allo studio degli inquirenti. Heitz ha annunciato anche «la prossima diffusione di nuove foto» dell’attentatore.

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