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Netanyahu non trova l'intesa per una maggioranza, Israele può tornare al voto

Benyamin Netanyahu

A poco più di un mese dalle ultime elezioni in Israele tira aria di ritorno alle urne. Nonostante un congruo periodo di tempo e altre due settimane concesse dal presidente Reuven Rivlin, il premier Benyamin Netanyahu è fermo al palo mentre si avvicina la scadenza di mercoledì 29 maggio, termine ultimo per sciogliere la riserva.

Finora non è riuscito a formare quella coalizione di maggioranza di destra che, invece, sembrava cosa fatta dopo il risultato del voto dello scorso 9 aprile. Tra il premier incaricato e il governo c'è di mezzo Avigdor Lieberman - ex ministro della difesa dimessosi per dissidi con Netanyahu riguardo Gaza - leader nazionalista laico, detentore di 5 preziosissimi e indispensabili seggi alla Knesset.

E soprattutto la legge che regola il servizio militare degli studenti ortodossi: Lieberman ne vuole un’applicazione totale senza alcuno sconto, cosa che fa imbestialire invece i partiti religiosi della coalizione. Senza i seggi di Lieberman, Netanyahu - già alle prese con seri problemi giudiziari - ha solo 60 deputati su 120: una metà che non fa maggioranza e che numericamente è esposta ad ogni vento contrario.

L’ultima carta in mano al premier è la sua convocazione in extremis di tutti leader di destra, Lieberman compreso, con l’obiettivo di dare la spallata finale. «Sto facendo un ultimo sforzo - ha detto - per impedire elezioni superflue e dare vita ad una coalizione di destra». Poi ha ricordato che la legge sulla leva è «in linea con quanto voluto dall’esercito» e che per questo non c'è motivo che Lieberman chieda di più.

Ma il leader di 'Israele casa nostra' non sembra smuoversi dalla sua linea: ha già deciso di non aderire all’invito di Netanyahu. «Non c'è nulla di cui discutere», ha detto citato dalla tv Canale 12. Al di la delle schermaglie, sul campo tutto - Netanyahu compreso - appare già indirizzato verso un nuovo voto che potrebbe avvenire entro 6 mesi.

E già si preparano le mosse: Miki Zohar, deputato del Likud vicino al premier, ha annunciato di voler presentare a breve una legge alla Knesset che impedisca al presidente Rivlin di indicare altro parlamentare che non Netanyahu per formare il governo.

Lo stesso Netanyahu ha ventilato che se si andrà al voto vuole irrobustire il Likud coi centristi di 'Kulanu', guidato da Moshe Kahlon. L’opposizione prepara le armi: per la prima volta volta unita, da Beny Gantz di 'Blu-Bianco' fino alla sinistra del Meretz e ai partiti arabi, è scesa in piazza a Tel Aviv denunciando che Netanyahu «cerca di sostituire il potere del popolo con un potere personale».

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