La Corte Suprema Usa evita per ora di picconare alcune delle maggiori conquiste sui diritti civili, nonostante la sua maggioranza conservatrice e l'offensiva tradizionalista dell’amministrazione Trump. I giudici sono intervenuti oggi su due temi cruciali, come i transgender e l’aborto, da tempo nei mirino del tycoon per corteggiare elettoralmente la destra religiosa.
Nel primo caso hanno deciso di lasciare in vigore la decisione di un distretto scolastico della Pennsylvania che consente agli studenti transgender di usare i bagni e gli spogliatoi che corrispondono alla loro identità di genere. La comunità Lgbtq esulta. La Corte ha confermato la precedente sentenza di una corte federale respingendo l’appello di sei tra allievi ed ex allievi, rappresentati da Alliance Defending Freedom, una organizzazione legale cristiana conservatrice. Nel ricorso si sosteneva che la direttiva violava i loro diritti alla privacy in base al 14/o emendamento della Costituzione e una legge federale che proibisce discriminazioni sessuali nell’educazione, nota come titolo IX.
Era stato Barack Obama ad aprire ai transgender, sia perchè potessero arruolarsi nell’esercito sia perchè potessero scegliere nelle scuole i bagni e gli spogliatori in base alla loro identità di genere e non in base al sesso di nascita. Appena arrivato alla Casa Bianca, il tycoon ha cancellato questa rivoluzione, non senza polemiche e sfide legali ancora in corso. Nel caso dei transgender soldato, la Corte suprema ha lasciato in vigore il bando finchè la battaglia giudiziaria prosegue in appello. Ma sull'uso dei bagni da parte dei trans aveva evitato finora di pronunciarsi. Quella di oggi non è una sentenza definitiva e quindi non sarà un precedente a livello federale, ma in ogni caso segnala un orientamento. Non certo gradito a Trump, che ha cancellato per i dipendenti Lgbt le tutele della legge contro le discriminazioni sessuali nei luoghi di lavoro e nei giorni scorsi ha proposto di cancellarle anche nell’erogazione dei servizi sanitari, smantellando un altro pezzo dell’Obamacare.
La Corte Suprema ha scelto invece un compromesso sulla legge dell’Indiana che regola l’aborto, lasciando in vigore l’obbligo di seppellire o cremare i resti di un feto dopo un’interruzione di gravidanza ma rifiutandosi di rivedere la sentenza d’appello che ha bloccato il divieto di abortire per motivi di sesso, razza o disabilità. Una sorta di schiaffo al vice presidente Mike Pence, che aveva firmato la legge come governatore di quello Stato. Ma in questo modo i giudici hanno evitato di entrare nel merito del dibattito sul diritto costituzionale di abortire, stabilito nella sentenza Roe v. Wade del 1973: una sentenza su cui prima o dopo saranno chiamati a pronunciarsi sull'onda del crescente numero di leggi anti aborto negli Stati repubblicani e delle relative impugnazioni.
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