La sinistra torna al potere in Danimarca dopo quattro anni, promettendo di mantenere la linea dura sull'immigrazione. I populisti xenofobi crollano, in controtendenza rispetto ad altri paesi europei, dopo l’exploit del 2015. E’ questo l’esito delle elezioni parlamentari nel paese scandinavo, con la 49enne leader socialdemocratica Mette Frederiksen che si appresta a diventare il primo ministro più giovane nella storia del suo paese.
Secondo gli exit poll il partito socialdemocratico, rispettando le previsioni della vigilia, ha ottenuto il maggior numero di voti, oltre il 25%, distaccando di 5 punti i liberali del premier uscente Lars Loekke Rasmussen. Ma ad ottenere buoni risultati è stato tutto il blocco di sinistra, che comprende anche socialisti, socialisti-liberali, 'rosso-verdi e i verdi di Alternative: un patrimonio di voti che equivale alla maggioranza assoluta in parlamento seppur risicata (90 su 179) ed una mano agevole per formare un nuovo governo.
Sul fronte opposto si conferma il crollo del principale partito populista, che ha bissato la brutta performance delle recenti europee. Il Danish Peoplès Party, che aveva sostenuto il governo liberale di minoranza, ha più che dimezzato i consensi, passando in appena 4 anni dal 21% delle scorse legislative al 9,8%. Agli altri due partiti ancora più a destra e con forti connotazioni anti-migranti restano le briciole: New Right non va oltre il 2% mentre Hard Line, dell’avvocato 38enne Rasmus Paludan che vorrebbe tutti i musulmani fuori dal paese, ottiene ancora meno. Proprio l’immigrazione è stata tra i temi principali della campagna elettorale.
In Danimarca sui 5,6 milioni di abitanti uno su dieci è nato all’estero, ma per il 30% della popolazione la questione è in cima alle preoccupazioni (il 9% in più rispetto alla media europea). Il governo uscente di centro-destra ha avviato una stretta sull'accoglienza e in questi primi mesi dell’anno il numero dei richiedenti asilo è risultato il più basso in 10 anni. Quanto ai socialdemocratici, hanno già chiarito che non cambieranno linea. Tanto che Frederiksen ha detto che, da primo ministro, cercherà il sostegno della destra quando si tratterà di questioni relative all’immigrazione. Proprio questa linea più severa sugli ingressi degli stranieri avrebbe garantito ai socialdemocratici di strappare molti elettori alle formazioni populiste.
La barra a sinistra verrà mantenuta invece nella difesa del benessere sociale, finora rappresentata da un welfare tra i più invidiati in Europa, e nella lotta al cambiamento climatico, prima vera preoccupazione degli elettori. In Danimarca, che registra buoni risultati nella limitazione delle emissioni, ma che è anche uno dei maggiori produttori mondiali di carne suina, il 57% ritiene che il prossimo governo debba fare del clima una priorità. Nel territorio autonomo della Groenlandia, ad esempio, il riscaldamento globale ha quadruplicato il tasso di scioglimento del ghiaccio tra il 2003 e il 2013.
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