Lo strazio senza fine dell’11 settembre. A quasi 20 anni dagli attacchi che hanno sconvolto l'America e il mondo è stata identificata la vittima 1.643. E' un uomo, il cui nome però non è stato ancora diffuso dalle autorità. Il riconoscimento è stato possibile tramite test del dna condotti su resti rinvenuti nel 2013, dodici anni dopo il crollo delle Torri Gemelle.
Si tratta della prima vittima identificata dal luglio 2018, quando le analisi - ben 12 esami del dna - portarono a
riconoscere il 26enne Scott Michael Johnson. Ma per i medici la strada è ancora lunga: nonostante le avanzate tecnologie e gli anni trascorsi restano ancora senza nome il 40% delle 2.753 persone scomparse negli attacchi.
Il lavoro però va avanti senza sosta per analizzare le miriadi di frammenti rinvenuti tra le macerie di Ground Zero. L’obiettivo è attribuire un’identità alle vittime per permettere alle famiglie di avere una tomba su cui piangere. Grazie alle nuove tecnologie e al test del Dna è ancora possibile - a distanza di quasi venti anni - individuare chi morì per lo schianto dei due aerei sulle Torri, oppure in seguito al loro crollo. Oppure per essersi lanciati nel vuoto di fronte al fuoco e al fumo che avanzavano. E’ comunque un compito arduo, che i medici continuano a svolgere nell’ombra.
L’annuncio del riconoscimento arriva su una New York impaurita, che per alcuni istanti ha rivissuto l’incubo del
2001. A far scattare i ricordi è stato l’elicottero che si è schiantato sul tetto di un grattacielo a pochi passi da Times
Square. Un boato che ha fatto tremare e pensare al peggio, ma si è trattato di un semplice incidente probabilmente dovuto al maltempo.
Intanto a Washington, con un’audizione alla commissione di giustizia della Camera, si lavora affinchè le casse del 9/11 Victim Compensation Fund vengano rimpolpate così da non far mancare ai sopravvissuti le risorse necessarie per far fronte alle spese mediche. Al Congresso si rivolge con parole dure il comico Jon Stewart, uno dei maggiori sostenitori e volti del fondo, criticando la scarsa partecipazione dei deputati all’audizione. «E' una vergogna. Un imbarazzo. Dovreste vergognarvi di voi stessi, ma a quanto pare la responsabilità non sembra essere qualcosa che interessa a questa Camera». Poi l'invito a rifinanziare il fondo: i soccorritori hanno risposto «in cinque secondi» all’emergenza, «hanno fatto il loro lavoro con coraggio, grazia, tenacia e umiltà. Diciotto anni dopo fate voi il vostro».
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