«Donald Trump rappresenta una minaccia per l’esistenza dell’America». L’affondo di Joe Biden contro il tycoon è durissimo, come mai successo fino ad ora. Tanto che la replica della Casa Bianca arriva ancor prima che quelle parole vengano pronunciate, con la portavoce Sarah Sanders costretta a commentare le anticipazioni del comizio dell’ex numero due di Barack Obama: «L'idea che Biden dirà che il presidente pone ogni tipo di minaccia è davvero ridicola, considerando che era parte dell’amministrazione che ha consentito alla Russia di interferire nelle nostre elezioni».
Ore dopo arriva la replica diretta di Trump: «Biden è un candidato destinato al fallimento, più lento di quello che
sembra. E nelle parole del tycoon 'Sleeping Joe', l'addormentato, diventa ora 'One Percent Joe'.
Lo scontro avviene quando sia Trump che Biden sono in partenza per l’Iowa, entrambe impegnati a fare campagna elettorale in quello che viene considerato lo Stato chiave per eccellenza di ogni elezione presidenziale: chi conquista l’Iowa di solito conquista la Casa Bianca, proprio come Obama nel 2008 e nel 2012, e come Trump nel 2016. E qui nelle ultime ore si è consumato un duello a distanza ravvicinata tra i due probabili sfidanti del 2020, una sorta di assaggio di quella che sarà la campagna elettorale nei prossimi mesi: una battaglia senza esclusione di colpi e senza risparmiare i toni.
«Ci sono molti modi in cui Donald Trump viene meno alle norme fondamentali che un presidente deve rispettare», attacca Biden, sottolineando come le politiche e le decisioni intraprese dal tycoon, sia in patria che in politica estera, mettono in pericolo il futuro dell’America. Come sul fronte delle trattative con Pechino. «Ogni singolo passo compiuto da Trump non fa altro che esacerbare la situazione», afferma il candidato democratico: «Trump persegue una guerra commerciale dannosa ed erratica e pensa che i dazi saranno pagati dalla Cina. Ma anche una matricola di economia sa che a pagare saranno gli americani». Quindi punge l’orgoglio del tycoon: «Sanno più di economia i cassieri di un supermercato che il presidente».
Comincia dunque a prendere corpo l’andamento di questa prima fase della campagna. Da una parte c'è Biden che, ignorando i suoi avversari delle primarie democratiche, punta dritto al bersaglio grosso, accreditandosi come l’unico che può centrarlo e l’unico che può strappare al tycoon quella leadership conquistata nel 2016 negli stati del Midwest, quelli che gli consegnarono la vittoria. Dall’altra c'è un Trump che appare preoccupato dall’ascesa dell’ex vicepresidente.
Anche in Iowa, dove il tycoon sarebbe indietro di sei punti. Lo confermano anche i sondaggi della sua campagna: tanto che - si vocifera - l'ordine ai collaboratori è di tenerli nascosti ed eventualmente negarli. Molti sondaggi ufficiali dicono comunque che Biden è avanti in diversi swing state, gli stati tradizionalmente più incerti, come Pennsylvania, Ohio, Michigan, Wisconsin, tutti vinti dal tycoon tre anni fa. Il tycoon è costretto a inseguire l'ex vicepresidente - secondo l’ultima rilevazione della Quinnipiac University - anche in Texas, stato in cui per le elezioni presidenziali i democratici non vincono dal 1976.
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