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Hong Kong scende ancora in piazza, liberato il leader della rivolta

Hong Kong è tornata lentamente verso un’apparente normalità, malgrado le manifestazioni sianovandate in scena anche oggi nel cuore della città, davanti alla sede dell’ufficio della governatrice Carrie Lam, alla quale le centinaia attivisti hanno ripetuto la richiesta di dimissioni.

All’indomani della marea umana in nero capace di mobilitare quasi due milioni di persone, la protesta ha guadagnato Joshua Wong, leader degli studenti e simbolo del 'movimento degli ombrelli' che per 79 giorni bloccò nel 2014 il centro dell’ex colonia britannica con una grande prova pro-democrazia. È stato scarcerato dopo aver scontato la condanna a due mesi di reclusione inflittagli, a distanza di anni, per quelle manifestazioni.

Wong, 22 anni, in camicia bianca e con alcune buste piene di effetti personali, è stato accolto in mattinata da una folta delegazione di media e attivisti fuori dal carcere di Lai Chi Kok e non ha lesinato pesanti giudizi. La governatrice «non è più qualificata per essere la leader di Hong Kong. Deve riconoscere le sue colpe e dimettersi, farsi carico delle sue responsabilità e lasciare. Combatterò con tutti i cittadini di Hong Kong contro questa malvagia legge sulle estradizioni in Cina», accusata di limitare ulteriormente l’autonomia della città a favore di una maggiore intromissione di Pechino.

In prigione da maggio, Wong è stato liberato in anticipo usufruendo dei benefici della buona condotta, ma non è chiaro se la decisione sia in qualsiasi modo legata alle attuali proteste. Gli irriducibili che da ieri, per tutta la notte, hanno presidiato le vie principali di accesso ai palazzi governativi hanno ascoltato questa mattina gli inviti della polizia consentendo la ripresa della circolazione stradale. Tutto si è svolta senza tensioni e i dimostranti si sono spostati nelle aree degli edifici istituzionali dell’Admiralty.

Pechino, intanto, ha reiterato il suo fermo sostegno alla governatrice Lam, nonostante la richiesta di massa di dimissioni. «Il governo centrale continuerà a sostenere le decisione della governatrice e gli sforzi della Regione amministrativa speciale nell’azione di governo nel rispetto delle leggi», ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri, Lu Kang, convinto che le proteste «non sono in linea con l'opinione pubblica dominante di Hong Kong».

Molti fatti «hanno mostrato che i governi stranieri e addirittura alcuni politici hanno rilasciato dichiarazioni incendiarie fin dall’annuncio del governo di Hong Kong di voler avviare il provvedimento a febbraio», ha aggiunto Lu, ventilando ancora la teoria di una regia o di un condizionamento esterni alla base delle più grandi manifestazioni tenute a Kong Kong dal 1997, anno della restituzione dell’ex colonia alla Cina.

Il capo della polizia di Hong Kong Stephen Lo, in serata, ha ridimensionato l’accusa di «rivolta» contestata in un primo momento a quanti hanno manifestato mercoledì intorno al parlamento contro la controversa legge, affermando che la fattispecie di reato è da considerarsi valida solo verso i più facinorosi, quelli che hanno mostrato «comportamenti violenti» nelle proteste.

In una conferenza stampa, secondo i media locali, Lo ha detto che della grave accusa dovranno rispondere solo 5 delle 32 persone arrestate finora. Una mossa vista nell’ambito degli sforzi per riportare l’ordine nell’ex colonia britannica. In altri termini, la grave accusa resta in piedi solo per coloro che hanno lanciato contro gli agenti i mattoni divelti dalla pavimentazione stradale o hanno usato barre di metallo, «violando le leggi».

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