Venti di guerra nel Golfo tra Iran e Stati Uniti. Le Guardie della rivoluzione islamica hanno abbattuto la scorsa notte con un missile terra-aria un drone americano sullo stretto di Hormuz. Per Teheran il velivolo si trovava nei cieli iraniani, mentre Washington sostiene che era nello spazio aereo internazionale. «L'Iran ha commesso un grave errore!», ha twittato Donald Trump, prima di incontrare i falchi della sua amministrazione: il segretario di Stato Mike Pompeo e il consigliere per la Sicurezza Nazionale John Bolton, insieme ai responsabili del Pentagono. Per definire la risposta, che secondo la tv panarabo-saudita al Arabiya arriverà entro poche ore, è stata convocata una riunione d’urgenza alla Casa Bianca. «Lo scoprirete presto», ha detto minaccioso il presidente ai giornalisti che gli chiedevano se intende bombardare l’Iran, sostenendo però anche di avere «la netta sensazione che qualcuno ottuso e stupido abbia compiuto un errore». «Sul drone non avevamo nessuno, questo avrebbe fatto una enorme differenza», ha spiegato Trump. Intanto domenica Bolton vedrà in Israele il premier Benjamin Netanyahu, che ha invitato «tutte le nazioni che amano la pace e la sicurezza a sostenere gli sforzi americani rivolti contro l'aggressione iraniana». Ma il rischio di un’escalation militare mette in allarme il mondo. Un conflitto sarebbe «una catastrofe», ha avvisato il presidente russo Vladimir Putin, parlando di «conseguenze difficili da calcolare». Intanto, il prezzo del petrolio è tornato a schizzare in alto, con aumenti oltre il 6% a New York. L’episodio di oggi rappresenta il primo scontro che coinvolge direttamente Iran e Stati Uniti dall’esplosione della nuova crisi nel Golfo, dopo il ritiro degli Usa dall’accordo sul nucleare e le sanzioni draconiane contro Teheran. Il velivolo da ricognizione senza pilota RQ-4 Global Hawk è stato abbattuto alle 04:05 locali (le 01:35 ora italiana) circa 1.200 km a sud-est di Teheran. Questo tipo di droni, usati secondo gli Usa con funzioni di sorveglianza marittima, stazionano nella base aerea di Al-Dhafra, nei pressi di Abu Dhabi. L’intervento della contraerea è stato un «chiaro messaggio» all’America, ha detto il generale Hossein Salami, comandante dei Pasdaran. «Anche se non intende fare la guerra a nessuno, l’Iran è pronto alla guerra», ha avvertito l’alto ufficiale. «I nostri confini sono la nostra linea rossa», ha aggiunto, mentre il ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif ha promesso di portare il caso davanti all’Onu per mostrare che gli Usa «mentono». Ma sulle responsabilità c'è di nuovo un rimpallo di accuse, come per gli attacchi alle navi e alle petroliere nel Golfo dell’Oman. L’Iran sottolinea «l'invasione dei cieli» e parla di un «atto provocatorio». Accuse ribaltate da Washington, che lo definisce invece un «attacco immotivato» per ostacolarne il monitoraggio sul Golfo, sostenendo che il drone si trovava a 34 km dal territorio iraniano. Ma intanto cresce il timore di un’escalation dovuta a «un errore di calcolo». «Nel nostro Paese non c'è la voglia di andare in guerra. Non penso che il presidente voglia andare in guerra», ha spiegato la speaker democratica della Camera, Nancy Pelosi. Le tensioni sull'Iran infiammano ulteriormente la regione, dove gli Usa hanno annunciato l’invio di 2.500 nuove truppe dopo aver già mostrato i muscoli con la portaerei Abraham Lincoln e una flotta di cacciabombardieri. L’Arabia Saudita ha denunciato oggi un nuovo attacco missilistico degli insorti yemeniti Huthi, appoggiati da Teheran, contro un impianto di desalinizzazione dell’acqua nella regione frontaliera di Jazan, dicendo che non vi sono state vittime e danni.