Binali Yildirim, candidato del partito del presidente turco Recep Tayyip Erdogan a sindaco di Istanbul, ha riconosciuto la sconfitta dopo i primi dati che danno il candidato dell'opposizione Ekrem Imamoglu nettamente in testa con il 55% dei voti. "Oggi ha vinto la democrazia. Hanno vinto i 16 milioni di abitanti di Istanbul". Lo ha detto nel suo primo discorso dopo la chiusura delle urne Ekrem Imamoglu, che si avvia a una netta vittoria nella ripetizione delle elezioni comunali nella metropoli sul Bosforo dopo l'annullamento del suo successo del 31 marzo.
Urla di gioia e festeggiamenti hanno accolto al comitato elettorale di Ekrem Imamoglu a Istanbul i primi risultati della ripetizione delle elezioni comunali, dopo l'annullamento della sua vittoria nel voto del 31 marzo. Con oltre il 60% delle schede scrutinate, il candidato dell'opposizione ha circa 10 dieci punti di vantaggio sull'ex premier Binali Yildirim dell'Akp del presidente Recep Tayyip Erdogan.
"Voglio essere il sindaco di tutti, a prescindere dalla cultura, dall'etnia e dalla religione". Sin dall'inizio, il suo è stato un messaggio di riconciliazione. Dopo anni di una polarizzazione esasperata, su cui il presidente Recep Tayyip Erdogan ha cementato il suo consenso, Istanbul ha dimostrato di averne bisogno. Ed Ekrem Imamoglu è apparso l'uomo giusto al momento giusto. Ha condotto una campagna elettorale - anzi, due - all'insegna dell'ottimismo, con uno slogan tanto semplice quanto efficace, subito diventato virale sulle t-shirt e nelle scritte sui muri: "Tutto sarà bellissimo".
Una promessa di cambiamento a cui già il 31 marzo i turchi avevano mostrato di credere. Se lo stile di Imamoglu è opposto a quello di Erdogan - nessun attacco agli avversari, linguaggio pacato, apertura a tutte le componenti etniche, sociali e religiose -, i due sono però accomunati dalle origini: le radici nel Mar Nero, dove Imamoglu è nato 49 anni fa, e le esperienze giovanili da calciatori dilettanti. Dirigente sportivo nel club della sua città, Trebisonda, il neo sindaco è da trent'anni un istanbuliota d'adozione. Sposato con tre figli, dopo la laurea in amministrazione finanziaria ha guidato l'azienda edile di famiglia. Solo una decina d'anni fa è arrivata la politica ad alto livello, con i repubblicani del Chp, dopo tanto associazionismo di base a Beylikduzu, la municipalità alla periferia europea della città che ha guidato negli ultimi cinque anni.
Quando l'hanno scelto per tentare la scalata più difficile, quella alla poltrona di primo cittadino di Istanbul, in tanti l'hanno guardato come una vittima sacrificale, un politico semi-sconosciuto che in fondo aveva poco da perdere. Ma lui, racconta chi lo conosce bene, è un uomo tenace. E un ottimista. Non si è fatto spaventare, e alla fine ha avuto ragione. Ha vinto raccogliendo al centro, tra i conservatori moderati, i voti che al suo partito mancavano da decenni. Senza trascurare l'anima laica, la minoranza curda, i progressisti. Dopo i 18 giorni della sua primavera da sindaco, spezzata da quello che il Chp definì un "golpe elettorale", Imamgolu torna ad esserlo per cinque anni, se vorrà. Perché non sono pochi quelli che ora vedono in lui l'uomo in grado di sfidare Erdogan alle presidenziali del 2023. E toglierli, dopo Istanbul, anche la Turchia.
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