Venerdì 15 Novembre 2024

La sfida di von der Leyen: salario minimo per tutti i paesi dell'Ue

Ursula von der Leyen

«Salario minimo per tutti i paesi Ue». È la sfida che Ursula von der Leyen, candidata designata dai Ventotto alla presidenza della commissione europea, ha lanciato nel corso delle audizioni organizzate al Parlamento europeo con alcuni gruppi politici. Una maratona negoziale in vista del voto martedì prossimo a Strasburgo, che si preannuncia sul filo del rasoio, per nulla scontato, e che potrebbe slittare di un giorno, se non addirittura a settembre, come precisano fonti a Bruxelles. Pesano la contrarietà di alcuni gruppi come i Verdi e di una parte dei Socialisti, divisi sul da farsi. Conservatori e Liberali non hanno ancora sciolto la riserva, così come i sovranisti. I Popolari invece compatti la sostengono. Nel tentativo di superare le distanze e i forti mal di pancia, von der Leyen ha proposto una sua idea di Europa con al centro «lavoro, prospettive, stabilità e sicurezza». In «ogni paese - ha precisato - il lavoro deve dare di che vivere e per questo combatterò per avere il salario minimo in ogni paese». Un tema che ha trovato una sponda tra i M5S che hanno fatto di questo tema un loro cavallo di battaglia, scuotendo anche l’animo di una parte dei socialisti ai quali ha anche proposto Frans Timmermans nella poltrona di primo vicepresidente. Nel tentativo di pescare consensi anche tra i  liberali-centristi la tedesca ha poi promesso un portafoglio importante per la danese Margrethe Vestager. Tra gli altri temi affrontati nel fuoco di fila di domande quello caldo dei migranti dove ha lanciato un messaggio chiaro: «è importante aiutare tutte le persone in mare» e «tutte le persone che si trovano sulle imbarcazioni di fortuna, è veramente un principio di base», ha detto durante l’audizione con il gruppo dei Verdi, precisando che «è un obbligo soccorrere le persone in pericolo in alto mare». La candidata a Palazzo Berlaymont ha poi chiesto di «ridare vita alla missione Sophia» e di riformare il sistema di Dublino. In tema di Brexit ha aperto a dare più tempo a Londra, mentre di fronte alla Russia ha chiesto che una Ue che negozi da una «posizione di forza» perché il Cremlino «non perdona la debolezza». Tra le altre idee lanciate nel corso della sua maratona negoziale all’Eurocamera von der Leyen quella sulla piena uguaglianza di genere nella suddivisione dei portafogli. In tema di clima ha promesso una Carbon free entro il 2050, ponendo poi l’accento sulla digitalizzazione, la Cyber Security. Per essere eletta von der Leyen ha bisogno del sostegno delle tre grandi famiglie politiche europee, il Ppe, i socialisti e i liberali-centristi che se compatti avrebbero 444 voti e dunque avrebbero la maggioranza assoluta. Ma essendo il voto segreto non si possono escludere franchi tiratori. Intanto regge il cordone sanitario antisovranista messo in atto dalle forze pro-Ue che si sono suddivise le presidenze e le vicepresidenze delle commissioni parlamentari. Due gli italiani di peso che si sono guadagnati altrettante poltrone: l'eurodeputato Pd Roberto Gualtieri, rieletto presidente della commissione Econ e Antonio Tajani a capo della commissione Affari costituzionali. Ma nessun posto alla Lega che aspirava almeno ad alcune vicepresidenze. «Siamo di fronte ad un intollerabile affronto alle più elementari regole della democrazia», ha tuonato l’eurodeputata leghista Mara Bizzotto.

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