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La Francia tassa i giganti del web, Trump risponde minacciando dazi

Emmanuel Macron

La minaccia di ritorsioni degli Stati Uniti non è servita a piegare la Francia. Con il definitivo via libera del Senato, il parlamento francese ha adottato oggi la cosiddetta 'Taxe Gafa', l’imposta unilaterale sui colossi digitali del web come Google, Amazon, Facebook o Apple che ha fatto infuriare l’amministrazione Trump. Fino all’ultimo, Washington ha tentato di indurre Parigi a fare retromarcia, bollando il provvedimento come «un danno ingiusto e sproporzionato» per le imprese Usa, annunciando l’avvio di un’indagine ad hoc e minacciando la possibilità di nuovi dazi come rappresaglia. Invano.

Intervenendo in Senato poco prima del voto dei senatori, il ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, ha dichiarato che due storici alleati come Francia e Stati Uniti dovrebbero risolvere i loro diverbi «in modo diverso rispetto alle minacce». «La Francia - ha avvertito il fedelissimo del presidente Emmanuel Macron - è uno Stato sovrano, decide e continuerà a decidere in modo sovrano delle sue disposizioni fiscali». Quindi l’appello agli Usa affinché contribuiscano anch’essi a raggiungere l'agognato accordo internazionale sulla tassazione dei Gafa, idealmente al livello Ocse.

Con il voto odierno, la Francia si impone come pioniere, almeno al livello europeo, su questo tipo di tassazione. In realtà, la cosiddetta 'taxe Gafa' trae ispirazione da un simile disposizione messa in cantiere al livello Ue ma poi naufragata a causa delle reticenze di Irlanda, Svezia, Danimarca e Finlandia.

Secondo le previsioni, la digital tax del 3% farà entrare nelle casse dello Stato transalpino 400 milioni di euro già nel 2019 e circa 650 nel 2020. Concretamente, riguarda quelle aziende il cui fatturato derivante dalle attività digitali supera i 750 milioni di euro al livello globale, di cui 25 milioni di euro riconducibili ad utenti situati nel territorio francese. Anche se l’obiettivo finale resta ovviamente quello di affermare norme comuni a tutti i Paesi Ocse, un tema che l’attuale presidenza francese del G7 intende portare sul tavolo dei ministri delle Finanze nella riunione fissata tra dieci giorni a Chantilly, alle porte di Parigi.

Intanto anche la Gran Bretagna ha preannunciato un progetto per tassare i giganti di internet. L’iniziativa è stata illustrata oggi a Westminster dal viceministro del Tesoro e Paymaster General, Jesse Norman. La proposta britannica - che deve ancora passare al vaglio parlamentare ed essere confermata dal prossimo governo - prevede peraltro d’incidere solo su specifici servizi digitali (motori di ricerca, social network, e-commerce) sui quali il cancelliere dello Scacchiere uscente, Philip Hammond, aveva preannunciato fin da ottobre di voler elevare la tassazione al 2%. «Le grandi aziende del web (oltre i 560 milioni di euro di fatturato annuo) dovranno pagare una
tassa proporzionale al numero di utenti britannici», ha precisato Norman, assicurando che il progetto riflette gli
accordi internazionali ed è attento sia «all’equità fiscale» sia alla «competitività».

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