Il lancio di due missili balistici a corto raggio dalla Corea del Nord verso il Mar del Giappone è stato «una dimostrazione di potere e un solenne monito ai militari guerrafondai della Corea del Sud». O almeno così è stata presentata oggi dall’agenzia di stampa ufficiale di Pyongyang, secondo cui il grande leader Kim Jong-un ha «personalmente organizzato» il provocatorio test di quello che lui stesso ha definito «lo stato dell’arte di questo sistema d’armi». «Non possiamo far altro che sviluppare senza sosta potenti sistemi di armamento per eliminare le potenziali e dirette minacce alla sicurezza al nostro Paese che esistono nel Sud», ha affermato ancora Kim, riferendosi probabilmente alle manovre militari che Seul si appresta a svolgere assieme agli Stati Uniti e soprattutto all’acquisto dei nuovi potenti caccia F35. Nei giorni scorsi la Corea del Sud ha infatti reso noto che due caccia stealth F-35A sono arrivati nel paese dagli Stati Uniti, e vanno ad aggiungersi agli altri due già consegnati. Seul prevede inoltre di acquistarne 40 entro il 2021. Secondo le prime indicazioni dei media nordcoreani, i missili testati ieri sarebbero «un nuovo sistema d’arma guidata» che può volare a bassa quota, ad un quarantina di chilometri, e quindi sono più difficili da intercettare. Fonti militari sudcoreane e americane affermano di aver notato nei missili nordcoreani diverse similitudini con i missili balistici russi Iskander, dei vettori a corto raggio in grado di trasportare testate nucleari. Ma a parte il «solenne monito» a Seul, il lancio potrebbe segnare una nuova battuta d’arresto negli accidentati negoziati per la denuclearizzazione della penisola coreana. Oppure, al contrario, una presa di posizione prima di una nuova tornata. Quando a fine giugno Donald Trump ha stretto nuovamente la mano a Kim Jong-Un, in un incontro senza precedenti nella zona demilitarizzata al confine tra le due Coree (Dmz), è stato stabilito di riavviare i negoziati, senza tuttavia che sia stata fissata una nuova data. Il segretario di Sato Usa Mike Pompeo ha ieri affermato in una intervista a Bloomberg che i colloqui potrebbero ripartire nel giro di poche settimane. E al tempo stesso, ha sminuito la portata del test dandogli un valore più che altro tattico-negoziale: «tutti - ha detto - tentano di prepararsi ai negoziati creando delle leve e dei rischi per la controparte». Evidentemente, gli Stati Uniti intendono andare avanti nonostante tutto. Non a caso, lo stesso presidente Trump ha sminuito l’accaduto: in una intervista a Sean Hannity di Fox News ha affermato che i nordcoreani «davvero non hanno testato altro che piccoli missili, cosa che molti fanno».