In 40 sbarcano, altri 121 rimangono ancora intrappolati in mezzo al mare. Si sblocca a metà la situazione dei migranti soccorsi nei giorni scorsi davanti alla Libia dalle navi delle Ong: Malta ha dato l’autorizzazione allo sbarco di quelli che erano a bordo della Alan Kurdi ma né La Valletta né l’Italia hanno ancora concesso un porto sicuro agli uomini e alle donne che si trovano sulla Open Arms. E la nave della Ong catalana continua a navigare tra Lampedusa e Malta con il suo carico di esseri umani fuggiti dalla Libia. La svolta per la nave di Sea Eye è arrivata nella serata di ieri quando il premier Joseph Muscat ha annunciato di aver accolto la richiesta umanitaria della Germania di far sbarcare le persone a bordo. Un via libera a patto che «nessun migrante rimanga a Malta». E così sarà: i 40 sono stati trasferiti questa mattina sulle motovedette delle forze armate di La Valletta, in acque internazionali, e con quelle hanno raggiunto l’isola. Dopo l'identificazione saranno trasferiti nei quattro paesi che hanno dato la disponibilità ad accoglierli: Germania, Francia, Lussemburgo e Portogallo. «Abbiamo compiuto un gesto di buona volontà e di buon senso comune - ha detto Muscat parlando alla radio - Ho sentito che dovevamo accettare» la richiesta della Germania. Parole che hanno fatto scattare il plauso del commissario uscente alle migrazioni Dimitri Avramoupoulos. «Mi congratulo con Malta e accolgo con favore la solidarietà dimostrata dagli stati membri» ha scritto su Twitter ringraziando anche lo staff della Commissione europea che ha tenuto i contatti con i vari paesi. La decisione di La Valletta è stata accolta da urla di gioia, abbracci e applausi a bordo della Alan Kurdi. «Volevo dirvi che sbarcherete a Malta e andrete in diversi paesi europei» ha spiegato in piena notte ai migranti la capo missione Barbara Held. Da Berlino, invece, è toccato al portavoce della Ong Gorden Isler ringraziare il governo maltese e tornare ad attaccare nuovamente l’Italia. Il nostro paese, afferma, «ha completamente abbandonato le sue responsabilità umanitarie. Il comportamento di Malta è stato conforme alle leggi internazionali, quello dell’Italia un disastro». Dopo aver completato il trasbordo dei migranti, Sea Eye ha ripreso a navigare in direzione sud e molto probabilmente già nella giornata di domani sarà di nuovo davanti alla Libia. Non tornerà invece per il momento nella zona di ricerca e soccorso Open Arms, che naviga tra Lampedusa e Malta con i 121 migranti soccorsi in due diverse occasioni quattro giorni fa. «Un’altra notte è passata senza che nessuno abbia autorizzato lo sbarco, è urgente avere un porto sicuro» ha scritto l'organizzazione umanitaria su Twitter sottolineando come dai racconti dei migranti emergano storie «devastati». Racconti raccolti dalla giornalista spagnola Yolanda Alvarez, che si trova a bordo. «Abbiamo passato 9 mesi in un centro di detenzione, subendo anche violenze sessuali» ha detto una donna, mentre un nigeriano di 35 anni ha raccontato che, dopo esser fuggito alle violenze di Boko Haram, è stato costretto a lavorare gratis in Libia. «In Libia lavori e non ti pagano, non puoi essere felice, in Libia esiste ancora il commercio di schiavi».