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Bombardamento a Tripoli, Haftar viola la tregua in Libia

Tregua fragile in Libia: a poche ore dall’annuncio, le forze del maresciallo Khalifa Haftar hanno bombardato l’aeroporto Mitiga di Tripoli, costringendo le autorità allo stop dei voli fino a «nuovo ordine». Altri razzi avrebbero poi centrato Suq Al Jum'aa, il quartiere a ridosso del cuore della capitale, causando il ferimento di tre civili.

La tregua sembra invece tenere sul terreno, al momento non si registrano scontri di rilievo lungo la direttrice del fronte meridionale di Tripoli. Nell’area di Murzuq invece, circa 1.000 chilometri a sud della capitale, le forze ostili ad Haftar affermano di aver ripreso il controllo di tutta l’area. Il 5 agosto scorso, dopo due giorni di violenti scontri, la cittadina era stata teatro di un raid di Haftar contro un edificio governativo dove era in corso un’assemblea pubblica, 43 i morti.

La tregua proposta dall’Onu in occasione dei giorni dedicati alla festa del Sacrificio è stata accolta dalle parti con
numerose condizioni, e l’appello dell’inviato speciale Onu, Ghassan Salamé, per creare una sorta di 'no-fly zone' è rimasto evidentemente inascoltato. Il governo di Tripoli, guidato da Fayez al Sarraj, ha poi accolto l’invito al cessate il fuoco per tutta la durata della festa del Sacrificio, fino a martedì pomeriggio, mentre il portavoce di Haftar, generale Ahmed al-Mismari, ha detto che le forze dell’est la rispetteranno solo "fino a lunedì pomeriggio".

E il militare ha annunciato la tregua su Twitter pochi secondi dopo aver lanciato nuove minacce alle forze di Tripoli:
"Le prossime ore porteranno nuove vittorie contro le milizie terroristiche e le gang criminali". Secondo notizie non
verificabili, i soldati al fronte sono in stato di allerta, in preparazione di un nuovo massiccio attacco verso la capitale.
Intanto, è cordoglio unanime per la morte di tre membri della missione Onu in Libia, uccisi dall’esplosione di un’autobomba piazzata davanti a un negozio di Bengasi, nell’est sotto il controllo di Haftar.

Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha condannato l’attentato nei «termini più forti» e chiesto alle autorità di «individuare i responsabili» e consegnarli alla giustizia. L’inviato speciale Salamé ha puntato l’indice contro un "attacco vile, un duro richiamo ai libici perché smettano di combattere, tornino al tavolo del dialogo e lavorino per porre fine al conflitto".

Bengasi è sotto il controllo delle forze di Haftar dal 2017, e l’Onu ha riaperto i propri uffici nella seconda città della
Libia solo pochi mesi fa. Ma la città non è immune da attacchi, che secondo le autorità sono compiuti da cellule di Ansar al Sharia, la milizia responsabile dell’attacco al Consolato Usa nel 2012 nel quale rimase ucciso l’ambasciatore americano Christopher Stevens e altri tre cittadini Usa, legate a filo doppio con al Qaida.

Il Consiglio di sicurezza ha aperto una propria sessione urgente sabato con un minuto di silenzio per ricordare le
vittime di Bengasi.  L’appello lanciato dall’Onu alle parti è quello di sfruttare la tregua per avviare un percorso che rilanci il dialogo politico e porre fine all’instabilità del Paese. Ma è difficile che la richiesta che arriva dal Palazzo di Vetro sia accolta.

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