Sabato 23 Novembre 2024

I misteri della morte di Epstein, il miliardario lasciato solo in cella

Jeffrey Epstein

Jeffrey Epstein sarebbe stato lasciato solo in cella e senza vigilanza la notte prima del suicidio. E il mistero sulla morte del finanziere americano, accusato di abusi sessuali e traffico di minorenni, si infittisce, con ben tre indagini avviate per capire cosa sia veramente successo: quella dell’Fbi, l’inchiesta ordinata dal ministro della giustizia William Barr e gli accertamenti disposti sul corpo di Epstein dall’ufficio del medico legale della città di New York. Sono tanti i tasselli da sistemare in un puzzle confuso e che lascia intravedere lacune e omissioni da parte di chi doveva sorvegliare e non lo ha fatto, almeno nella maniera adeguata. La prima domanda in attesa di risposta resta quella del perchè sia stata tolta la sorveglianza speciale ad un detenuto che già a luglio, subito dopo l’arresto e il rifiuto del giudice di concedergli gli arresti domiciliari, avrebbe tentato di togliersi la vita. Ma in attesa che arrivino i primi risultati ufficiali è una fonte dell’amministrazione carceraria citata dal New York Times a svelare altri dettagli inquietanti. Il primo è che il compagno di cella di Epstein sarebbe stato trasferito improvvisamente nei giorni scorsi, senza apparente motivo, lasciando così il finanziere newyorchese da solo. Quest’ultimo, poi, avrebbe dovuto essere controllato dagli agenti penitenziari almeno una volta ogni 30 minuti, ma la procedura non sarebbe stata mai seguita nelle ore che hanno preceduto il suicidio. Eppure erano proprio queste le due condizioni - un compagno di cella e una sorveglianza costante - alla base della decisione del 23 luglio di ritirare il 'suicide watch’, l’apposita sorveglianza per chi si teme possa commettere il gesto estremo. E anche sull'episodio del luglio scorso, quando Epstein fu trovato a terra nella sua cella con chiari segni sul collo, restano dubbi se si sia trattato davvero di un tentativo di suicidio oppure di un’aggressione. Lo stesso finanziere, che comunque fu messo sotto sorveglianza speciale, nei colloqui con le autorità e gli psicologi del carcere avrebbe raccontato di essere stato aggredito con l’accusa di essere un pedofilo. Intanto le molte ombre che avvolgono il caso stanno alimentando sui social media un fiorire di teorie del complotto completamente prive di fondamento. La più diffusa quella che collega il suicidio di Epstein alla famiglia Clinton, con il presidente Donald Trump che, senza pensarci due volte, ha ritwittato alcuni dei post contrassegnati dall’hashtag #ClintonBodyCount e #ClintonCrimeFamily. In pratica per i complottisti il finanziere americano, che tra i vari potenti frequentò anche Bill Clinton, sarebbe l’ultima vittima di un clan che fin dai tempi della Casa Bianca avrebbe fatto fuori le persone scomode. Tesi che un portavoce dell’ex presidente bolla come «ridicole e false». «Trump lo dovrebbe sapere», aggiunge, accusando il tycoon di mostrare quei segni di instabilità mentale che potrebbero giustificare la sua deposizione. Il caso Epstein, comunque, non si chiude con la morte del finanziere. A chiedere che le indagini vadano avanti sono innanzitutto le vittime del giro di prostituzione minorile che il miliardario newyorchese trasformò in «schiave del sesso», a suo vantaggio e a beneficio di molti dei potenti che frequentava. Le indagini sono destinate ora a focalizzarsi su chi ha aiutato Epstein a individuare, reclutare e pagare le ragazze, con almeno tre nomi sul taccuino degli investigatori. C'è poi da appurare se altre personalità siano coinvolte nei festini organizzati a New York e in Florida. Prevista infine un’ondata di cause civili, con le vittime pronte a rivalersi sull'enorme fortuna lasciata da Epstein che possedeva tra l’altro sei lussuosissime dimore, aerei ed elicotteri privati, auto da sogno, un’isola privata. E in casa dopo l’arresto gli furono trovati almeno 70 mila dollari in contanti e 48 diamanti, forse in parte utilizzati per pagare le prestazioni delle vittime.

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