La Cina si oppone con forza all’annuncio degli Usa di nuovi aumenti dei dazi destinati a colpire l’import totale di 550 miliardi di dollari di beni 'made in China'.
«Questo protezionismo commerciale unilaterale e prepotente e l’estrema pressione dalla parte americana viola il consenso dei capi di Stato di Cina e Usa, raggiunto a Osaka», ha commentato in via ufficiale il ministero del Commercio, all’indomani del rialzo incrociato di dazi tra i due Paesi, in base a quanto rilanciato dai media ufficiali di Pechino.
Pechino, in risposta alle tariffe Usa annunciate a inizio agosto, ha disposto ieri dazi del 5-10% sull'import di 75 miliardi di dollari dagli Usa (su 5.078 beni) in vigore parte dall’1 settembre e parte dal 15 dicembre. In aggiunta, ci sono state le misure al 25% sull'import di auto e al 5% sui componenti di auto, efficaci dal 15 dicembre, sospese dall’1 aprile, in una mossa per favorire il dialogo.
Trump ha risposto a stretto giro: dall’1 ottobre saliranno al 30% (dal 25%) i dazi su 250 miliardi di dollari di beni cinesi. Sui restanti 300 miliardi di dollari di beni, i dazi che scatteranno dall’1 settembre saranno al 15% e non al 10%. Il ministero del Commercio cinese ha aggiunto che Washington ha violato i «principi di rispetto reciproco, uguaglianza e beneficio reciproco, minando gravemente il sistema del commercio multilaterale e l’ordine del commercio internazionale».
Pechino «sollecita con forza» gli Usa a «non valutare male la situazione e a fermare immediatamente l’approccio errato»: altrimenti, «gli Stati Uniti ne pagheranno per intero il prezzo».
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