La firma dell’accordo di pace siglato il 6 agosto scorso dal capo di Stato con l’opposizione della Renamo è «una pietra miliare, che salutiamo e speriamo come decisiva, fissata da persone coraggiose sulla via della pace». E sono tutti incentrati sulla pace, «fiore fragile che cerca di sbocciare tra le pietre della violenza», i discorsi che Papa Francesco ha tenuto davanti alle autorità del Mozambico e all’incontro interreligioso a cui, in un clima di grande festa, hanno partecipato 6.000 giovani cristiani, indù e musulmani. Una pace che «ci invita - sottolinea il Pontefice - anche a curare la nostra casa comune» perchè «la difesa della terra è anche la difesa della vita» che richiede «speciale attenzione quando si constata una tendenza a saccheggiare e depredare, spinta da una bramosia di accumulare». Una cultura di pace, dice rivolgendosi alle autorità, «implica uno sviluppo produttivo, sostenibile e inclusivo, in cui ogni mozambicano possa sentire che questo Paese è suo, e in cui possa stabilire rapporti di fraternità ed equità con il proprio vicino e con tutto ciò che lo circonda». La pace quindi deve tornare «a essere la norma, e la riconciliazione la via migliore per affrontare le difficoltà e le sfide» della nazione. La pace si afferma con «determinazione ma senza fanatismo, con coraggio ma senza esaltazione, con tenacia ma in maniera intelligente: no alla violenza che distrugge, sì alla pace e alla riconciliazione». Francesco esorta i giovani a scrivere «una nuova pagina di Storia, una pagina piena di speranza, pace e riconciliazione». E invita «a essere una mano amica e tesa» perchè la solidarietà, sottolinea, «è l’arma migliore per trasformare la Storia», ha un «grande potere». Accolto da un clima di grande festa, tra musiche, balli, canti e coreografie, Francesco indica nella gioia «il miglior antidoto per smentire tutti quelli che vogliono dividere, frammentare o contrapporre». E definendo i giovani «la gioia di questa terra, la gioia di oggi», esclama: "Voi siete importanti! Avete bisogno di saperlo, avete bisogno di crederci: voi siete importanti! Perchè non siete solo il futuro del Mozambico, o della Chiesa e dell’umanità; voi siete il presente». «Non lasciate che vi rubino la gioia. Non smettete di cantare e di esprimervi secondo tutto il bene che avete imparato dalle vostre tradizioni. Che non vi rubino la gioia!», ribadisce mettendoli in guardia da due atteggiamenti «che uccidono i sogni e la speranza: la rassegnazione e l’ansia», grandi nemici della vita. E cita gli esempi di due grandi campioni sportivi mozambicani: la 'pantera nerà Eusebio da Silva (ritenuto uno dei migliori calciatori di tutti i tempi, eletto Pallone d’oro nel 1965, ndr) e Maria Mutolo (ex mezzofondista specializzata negli 800 metri piani, disciplina di cui è stata campionessa olimpica a Sydney 2000, tre volte campionessa mondiale e sette volte campionessa mondiale indoor, ndr). Esempi positivi di campioni che hanno imparato a non rassegnarsi mai e hanno saputo onorare il Paese. Francesco ribadisce l’importanza di «non dimenticare che l’inimicizia sociale distrugge», «il mondo si distrugge» e «l'inimicizia più grande è la guerra». «Oggigiorno - rimarca Francesco - vediamo che il mondo si sta distruggendo per la guerra. Perchè sono incapaci di sedersi e parlare». Quindi l’invito a «creare l’amicizia sociale». «Non è facile - avverte -, occorre sempre rinunciare a qualcosa, occorre negoziare, ma se lo facciamo pensando al bene di tutti potremo realizzare la magnifica esperienza di mettere da parte le differenze per lottare insieme per uno scopo comune. Se riusciamo a trovare dei punti di coincidenza in mezzo a tante divergenze, in questo impegno artigianale e a volte faticoso di gettare ponti, di costruire una pace che sia buona per tutti, questo è il miracolo della cultura dell’incontro». Domani, ultimo giorno in Mozambico, Papa Francesco, prima del volo che lo porterà in Madagascar, visiterà l’ospedale Zimpeto, alla periferia di Maputo, che ospita uno dei 13 centri nazionali del progetto Dream della Comunità di Sant'Egidio, nato nel 2002 per favorire il diritto alla salute e contrastare l’Aids e la malnutrizione in territorio africano. Infine, nello stadio di Zimpeto è prevista la Santa Messa.