L'Afghanistan ha votato per eleggere un nuovo presidente tra imponenti misure di sicurezza, con oltre 70mila poliziotti dispiegati, che non hanno comunque evitato gli attacchi sferrati dai talebani alle urne. Cinque i morti, tutti poliziotti, secondo quanto ha riferito il ministro dell'Interno in una conferenza stampa. Decine sono invece i feriti dalle bombe lanciate contro alcuni seggi nel nord e nell'est. Altri attacchi sono stati segnalati a Bamiyan, Kandahar e Kabul, la capitale dove le autorità avevano vietato l'accesso a tutti i camion e furgoni per il timore di autobombe. Le elezioni, con oltre 9 milioni e mezzo di elettori registrati, si sono tenute in un clima segnato anche dalla minaccia di brogli e dall'astensione in alcuni distretti proprio per la paura di attentati dopo le minacce dei ribelli a seguito della rottura dei negoziati di pace con gli Stati Uniti. L'affluenza è stata bassa nelle province del nord, ha riferito la commissione indipendente, anche rispetto alle elezioni parlamentari dello scorso anno. Tuttavia in altre aree del Paese in tantissimi hanno sfidato i talebani e si sono recati alle urne: lo dimostra il fatto che la commissione elettorale ha posticipato la chiusura dei seggi di due ore a causa delle lunghe file di persone, soprattutto donne, in molti dei 5mila seggi aperti nel Paese. Altri 431 sono rimasti chiusi in quanto non è stato possibile garantire la sicurezza in aree sotto il diretto controllo dei jihadisti. Per scongiurare la minaccia di brogli, il governo afghano ha utilizzato un sofisticato sistema di identificazione biometrica degli elettori che includeva il riconoscimento di impronte digitali, occhi e viso, progettato per impedire alle persone di votare più volte o al posto di altri. Anche se molti elettori si sono lamentati perché in alcuni casi il sistema non ha funzionato. È la quarta volta che l'Afghanistan vota dalla caduta del regime talebano. I candidati erano diciotto ma la sfida è tra il presidente uscente Ashraf Ghani e il capo dell'esecutivo Abdullah Abdullah che, in questi ultimi 5 anni, hanno condiviso il potere in un governo di unità dopo che le precedenti elezioni sono state travolte dalle accuse di brogli. I risultati preliminari sono previsti il 19 ottobre, quelli definitivi il 7 novembre. Se nessun candidato riuscirà ad ottenere il 51% delle preferenze, si andrà al ballottaggio tra i due che hanno ottenuto più voti. Il futuro presidente sarà a capo di un Paese in guerra dove nel 2017 il 55% della popolazione viveva con meno di due dollari al giorno e dove il conflitto con i talebani ha provocato oltre 1.300 vittime civili nella prima metà del 2019, secondo le ultime stime dell'Onu. Le elezioni arrivano a poco meno di un mese dal fallimento dei negoziati con gli Stati Uniti che avrebbero dovuto portare al ritiro definitivo delle forze Usa dal Paese. Ma il brusco ritiro a inizio settembre del presidente americano, Donald Trump, che ha dichiarato defunti i colloqui di pace, ha allontanato ancora di più le prospettive per una ripresa del dialogo.