Nuova provocazione della Corea del Nord che oggi ha lanciato quello che si ritiene essere un missile balistico da sottomarino, a pochi giorni dalla prevista ripresa dei colloqui con gli Stati Uniti sul nucleare. Il lancio, l’undicesimo test da maggio scorso, è avvenuto intorno alle 7.00 dalla costa orientale, nei pressi della località di Wonsan, e gli esperti militari sudcoreani ritengono che il missile possa avere percorso una distanza di 450 chilometri verso il mare a un’altezza massima di 910 chilometri. Il vettore apparterrebbe alla categoria dei Pukguksong, che possono coprire una distanza di 1.300 chilometri, testati per l’ultima volta da un sottomarino nordcoreano nell’agosto 2016. Il missile si sarebbe diviso in due parti prima di finire in mare, una delle quali sarebbe caduta nella zona economica esclusiva del Giappone, secondo le valutazioni dell’intelligence di Tokyo. Il lancio è stato condannato dal primo ministro giapponese, Shinzo Abe, come una violazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, mentre il Consiglio di Sicurezza Nazionale sudcoreano, ha espresso «forte preoccupazione» per la mossa di Pyongyang. Il regime si era dotato a luglio scorso di un nuovo sottomarino, ispezionato dal leader Kim Jong-un, che lo aveva ritenuto «in grado di mettere in atto la strategia militare del partito in varie circostanze». L’intelligence di Seul non esclude che il nuovo sottomarino possa trasportare tre missili Slbm (submarine-launched balistici missile). Il presidente Usa, Donald Trump, ha finora minimizzato i lanci di proiettili e razzi compiuti dal regime da maggio scorso, ma la Corea del Nord ha mostrato in diverse occasioni la propria frustrazione per lo stallo nei colloqui con gli Stati Uniti - criticati anche per le esercitazioni militari congiunte con la Corea del Sud - che dovrebbero però riprendere il 5 ottobre prossimo, secondo quanto annunciato dalla vice ministro degli Esteri, Choe Son-hui. Il lancio di oggi è il nono dall’ultimo incontro tra Kim e Trump, il 30 giugno scorso, al confine intercoreano: da allora, Pyongyang ha espresso diverse critiche nei confronti degli Stati Uniti, soprattutto dirette al segretario di Stato, Mike Pompeo, definito una «tossina» che avvelena la diplomazia Usa. La settimana scorsa, il regime aveva anche messo in discussione la possibilità di tenere un terzo summit tra Trump e Kim, lamentando il fatto che gli Stati Uniti «non hanno fatto nulla» per dare un seguito agli accordi stretti il primo vertice, a giugno 2018: il regime aveva, però, contemporaneamente ribadito l’apprezzamento per Trump, chiedendo da parte del presidente Usa, una «decisione coraggiosa».