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Ancora scontri in Iraq per il carovita, il bilancio sale a oltre 100 morti

È salito ad almeno 100 morti il bilancio dei disordini in corso in Iraq nell'ambito delle proteste per il carovita: lo ha reso noto il ministero della Sanità, secondo quanto riporta l'agenzia di stampa turca Anadolu. Dall'inizio delle dimostrazioni il primo ottobre a Baghdad e nelle province meridionali del Paese oltre 2.500 persone sono rimaste ferite.

In questo contesto il governo ha promesso ieri riforme mentre la massima carica religiosa sciita, Ali Sistani, si è espresso a favore delle richieste dei manifestanti. La maggior parte delle vittime sono persone che hanno preso parte ai cortei, ma ci sono anche almeno due poliziotti e un bambino. Nella capitale la polizia era schierata per evitare nuovi assembramenti e cortei. E si registrano feriti proprio da colpi di arma da fuoco esplosi dalla polizia.

Nelle ultime ore il premier Adel Abdel Mahdi, originario di Nassiriya, una delle città epicentro delle proteste, ha detto che "la bacchetta magica non esiste", ammettendo la legittimità delle richieste dei manifestanti. Da parte sua, il Grand Ayatollah Ali Sistani, leader religioso sciita, si è espresso a favore delle proteste e ha criticato le autorità politiche per la gestione repressiva delle manifestazioni. "Agite con la politica prima che sia troppo tardi", ha detto tramite un suo emissario, durante il sermone della preghiera collettiva del venerdì nella città santa sciita di Karbala.

Le proteste sono in corso in tutto il centro e il sud dell'Iraq, abitato in prevalenza da sciiti. Il governo, ha detto l'autorità sciita, "deve prendere misure chiare e concrete", oppure "le proteste si faranno sempre più massicce&hellip intervenite prima che sia troppo tardi". Poco dopo le dichiarazioni di Sistani, la maggiore coalizione parlamentare irachena, dominata dal leader sciita Moqtada Sadr, ha annunciato la sospensione delle sue attività parlamentari fino a quando il governo non introduca un piano di riforme che vada incontro alle richieste dei manifestanti. Proprio il parlamento si riunirà domani in via straordinaria per discutere le "misure urgenti". Tra queste, come affermano fonti parlamentari, si discuterà del taglio del 5% dei salari dei funzionari delle più alte istituzioni dello Stato a favore dei "disoccupati" e delle categorie più vulnerabili della società. Si prometteranno anche "25mila posti di lavoro a chi ha un diploma universitario". Intanto e in via precauzionale, tre paesi del Golfo - il Qatar, Kuwait e Bahrain - hanno invitato i loro cittadini a non recarsi in Iraq, tradizionale metà di viaggio dei turisti del Golfo.

Secondo il responsabile della preghiera del venerdì, l'ayatollah Mohammad Emami Kashani, "gli Stati Uniti e Israele sono dietro i recenti scontri (in Iraq) con lo scopo di minare l'imminente pellegrinaggio sciita". Riferendosi alle celebrazioni dell'Arbaeen previste quest'anno il 19 ottobre, che segnano la fine del periodo di lutto di 40 giorni per il martirio dell'imam Hussein, ucciso nel 680 nella battaglia di Kerbala (nell'attuale Iraq), l'ayatollah ha aggiunto: "Gli Stati Uniti e il sionismo hanno preso di mira Arbaeen e l'Iraq e hanno creato problemi poichè è difficile per loro accettare la processione di milioni di pellegrini a Karbala e l'innalzamento della bandiera dell'Imam Hussein, che è la bandiera della lotta contro l'oppressione".

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