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Crisi del Boeing 737 Max, rimosso dall'incarico il manager McAllister

Un Boeing 737 Max della Ethiopian Airlines

La crisi innescata dal 737 Max fa cadere la prima testa fra i top manager della Boeing, il colosso dell’aviazione Usa.

Kevin McAllister, il responsabile della divisione aerei commerciali, uno degli uomini chiave nella gestione dei jet che dal marzo scorso sono a terra dopo i due incidenti mortali costati la vita a 346 persone, è stato rimosso da suo incarico.

Al suo posto va, con effetto immediato, Stan Deal, l’ex capo dei servizi della Boeing.  L’ultima tegola che ha portato al siluramento di McAllister è stata la rivelazione che la Boeing sapeva dei problemi al 737 Max già nel 2016. La crisi del 737 Max è già costata 40 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato alla compagnia.

Secondo fonti vicine alla Boeing, McAllister godeva dell’appoggio del nuovo chairman della società, Dave Calhoun, il quale ha rilevato nel suo incarico l’amministratore delegato, Dennis Muilenburg, che ha perso così il suo doppio ruolo.

I membri del cda di Boeing si sono resi conto che la semplice rimozione di Muilenburg dalla presidenza non sarebbe stata sufficiente per arginare le ricadute della crisi e non si escludono altre modifiche di alto profilo ai vertici della società.

Il ritorno nei cieli del 737 Max è da mesi rinviato ora si prevede che non tornerà a volare fino al 2020. Boeing ha messo in guardia sul fatto che se i ritardi dovessero persistere potrebbe essere costretta a sospendere la sua produzione.

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