La Cina annuncia un altro pezzo del faticoso mini-accordo sul commercio con gli Usa: la riduzione proporzionale e a fasi dei dazi sull'import dei rispettivi beni.
Il portavoce del ministero del Commercio Gao Feng aveva appena finito di tracciare lo schema del disarmo, confermato poi da Washington, che le Borse hanno innestato il turbo: Hong Kong ha guadagnato quasi l’1% in pochi secondi per chiudere a +0,57%, i listini europei si sono tenuti tutti positivi e Wall Street ha spiccato il volo in avvio di seduta, aggiornando i record storici.
Il modello concordato include l’impegno di Washington ad annullare il rialzo dei dazi del 15 dicembre sui 156 miliardi di importazioni cinesi - tra cui telefoni cellulari, computer portatili e giocattoli - replicando il congelamento di ottobre.
La cancellazione delle tariffe è una condizione prioritaria per raggiungere un accordo, ha scandito Gao, e parte integrante della «fase uno», come l’ha definita Donald Trump, secondo il quale il mini-accordo comprenderebbe il 60% dell’intero contenzioso esistente tra Usa e Cina. «La guerra commerciale è iniziata con i dazi e deve concludersi con la cancellazione dei dazi», ha spiegato Gao nella conferenza stampa settimanale.
Tanto più attesa perché a stretto giro dall’appello di martedì del presidente Xi Jinping che, dal palco della China
International Import Expo (Ciie) di Shanghai, ha sollecitato la rimozione delle barriere commerciali globali, la tutela del commercio multilaterale e la lotta al protezionismo e all’unilateralismo.
«Nelle ultime due settimane, i negoziatori di entrambe le parti hanno avuto discussioni serie e costruttive sulla
soluzione di varie preoccupazioni di fondo - ha aggiunto Gao -. Le parti hanno concordato di annullare le tariffe aggiuntive in diverse fasi con i progressi nei negoziati».
Passi in avanti quindi rispetto al «consenso in linea di principio» raggiunto una settimana fa nella telefonata tra il
vicepremier Liu He e la controparte Usa, ovvero il rappresentante per il Commercio Robert Lighthizer e il segretario al Tesoro Steven Mnuchin. Mentre Larry Kudlow, advisor economico della Casa Bianca, ha ammesso in un’intervista
a Fox Business Network che i due Paesi non avevano ancora completato i negoziati sul furto della proprietà intellettuale e sul trasferimento forzato di tecnologia, aggiungendo che i capitoli dell’accordo sui servizi finanziari e sulle valute erano «virtualmente chiusi».
A 18 mesi dai primi dazi, le parti sembrano quindi aver accelerato gli sforzi per chiudere il contenzioso, almeno in via
parziale, tra un’economia in deciso rallentamento (Cina) e lo spettro dell’impeachment e delle presidenziali del 2020 (Trump).
Negli ultimi giorni, la richiesta di rimuovere i dazi è diventata più pressante sui media cinesi. In serata, Xu Xijin,
editor-in-chief del Global Times, ha scritto su Twitter che la posizione della Cina è chiara: «Le due parti devono
simultaneamente e proporzionalmente rimuovere i dazi aggiuntivi esistenti al fine di raggiungere l’accordo della "fase uno". Questo è anche un modo realistico per sgonfiare la guerra commerciale».
Dopo la cancellazione del vertice Apec in Cile, dove si sarebbe dovuta siglare la pax commerciale con Xi, Trump si è
detto convinto che sarebbe stato annunciato presto un nuovo luogo per la firma del mini-accordo. Le parti stanno trattando ancora sul punto insieme ai residui elementi dell’intesa. Le indiscrezioni si sono moltiplicate tra un Paese europeo o addirittura gli Usa. L’ultimo segnale di disgelo sono le condanne inflitte oggi in Cina a nove persone - una alla pena di morte - per il traffico di fentanyl, droga su cui gli Usa hanno chiesto a Pechino più sforzi. Una sentenza, quella del tribunale di Xingtai, nell’Hebei, destinata a entrare nel negoziato sul commercio.
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