Orrore e mistero a Froissy, in Picardia, nel nord della Francia. L’ex parroco, che per 40 anni ha celebrato la messa prima di essere sospeso a causa di molestie e abusi sessuali su chierichetti, è stato ucciso lunedì notte in casa sua. A soffocarlo con un crocifisso in gola è stato Alexandre, un diciannovenne che è tuttora ricoverato in ospedale in un grave stato confusionale. Si indaga su possibili collegamenti con il passato del sacerdote, Roger Matassoli. Completamente sotto shock, nel paesino, la comunità cattolica che per tanti anni - prima quando era viceparroco, poi quando ha assunto la responsabilità della parrocchia dell’Assomption de Notre-Dame - è andata a messa e ha ascoltato i sermoni del prete senza sospettare che, dal 2009, non officiava più in quanto sospeso per i gravissimi fatti di cui si era reso colpevole. Dal 1967 viceparroco, dopo il 1988 titolare, Matassoli era stato sospeso con divieto di celebrare liturgie, anche solo privatamente. Sulle sue colpe non sembrano esserci dubbi: «nel 2009 - ha scritto in un comunicato diffuso ieri sera il vescovo della diocesi dell’Oise, Jacques Benoit-Gonnin - avendo incontrato una vittima, ho preso nei confronti di padre Matassoli misure per allontanarlo dall’esercizio pubblico del ministero. Dopo la presentazione di una denuncia, abbiamo avviato una procedura canonica che ha permesso di ascoltare la testimonianza delle vittime. A Matassoli è stato quindi vietato l'esercizio di qualsiasi ministero, anche privatamente». In procura risultano due denunce del 2018 per violenze sessuali commesse su chierichetti fra i 10 e i 14 anni in parrocchia. Fatti che, per la giustizia, sono risultati prescritti, in quanto commessi in un caso nel 1962, nell’altro fra il 1976 e il 1980. Il vescovo ha chiesto «perdono» alle vittime, anche durante un incontro personale con una di loro. Ha avvertito, prima del comunicato, i familiari del prete, che erano all’oscuro come tutti i fedeli, che ieri sera si sono riuniti in parrocchia per una veglia piena di dolore e di incredulità. Il quotidiano Le Parisien ha incontrato una delle vittime del sacerdote che, rispondendo a un’intervista, rivela che il parroco, nel 2015, gli chiese «umilmente perdono» parlandogli dei «torti» che aveva commesso nei suoi confronti. Resta il giallo dell’assassinio: l’accusato è in ospedale «in stato di semidelirio e senza possibilità di esprimersi» ha detto Florent Boura, il procuratore. Le indagini continuano, nei pochi momenti in cui è stato possibile interrogare il giovane, questi non ha «mai detto di essere stato personalmente vittima» di molestie o violenze. Ma si sa che Matassoli era «una persona vicina alla sua famiglia». Vengono interrogati familiari e amici dell’omicida per cercare di capire se i reati sessuali del parroco siano legati al gesto di Alexandre. Lo stato confusionale in cui versa è cominciato da qualche settimana, secondo i familiari. E una quindicina di giorni di fa aveva violentemente aggredito il padre.