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Messico, nave italiana attaccata dai pirati: feriti due membri dell'equipaggio

La nave italiana 'Remas'

Una nave italiana, la Remas, è stata attaccata stanotte da un gruppo di pirati nel golfo del Messico. Secondo quanto si apprende, ci sarebbero due marittimi italiani rimasti feriti nell'assalto.

La Procura di Roma ha aperto un fascicolo nel quale si ipotizza il reato di pirateria così come sancito dal codice della navigazione. Fascicolo che è stato affidato dal procuratore aggiunto Francesco Caporale al sostituto Erminio Amelio.

"Pensavo di vivere in un film. Mi sono trovato cosparso di sangue non mio. Con questo ragazzo a terra. Mi ha guardato e mi ha detto 'mi hanno sparato'". Così racconta le fasi iniziali del drammatico abbordaggio subito dalla nave il primo ufficiale, Alessandro Fiorenza. In quei momenti "non mi ero neanche accorto che dietro di me c'erano i pirati", continua il racconto che Fiorenza ha fatto in un audio al comandante di rimorchiatore Gianluigi Spinosa, pubblicato in esclusiva da Repubblica.it.

"Sono andato in cucina a prendere delle bende. Ho cercato di fermare il sangue con dei fili elettrici, del caricabatterie del telefono", ma "dei marinai si erano chiusi in una cabina e loro pensavano che io fossi un pirata e non mi aprivano. Allora mi sono preso questo ragazzo ferito e me lo sono tenuto stretto stretto e gli dicevo 'non ti preoccupare, ti hanno colpito alle gambe'". Poi, continua Fiorenza, "hanno massacrato di botte un marinaio che stava di guardia. Hanno puntato le pistole in faccia alla gente" ma "sono riuscito a dare l'allarme", mentre "i pirati passavano dietro di me. Ma non mi hanno fatto nulla, forse hanno capito che stavo soccorrendo un ferito".

La nave attaccata dai pirati è proprietà della Micoperi, azienda con base a Ravenna che rappresenta uno dei maggiori contractor dell'industria offshore. Lo conferma la stessa azienda contattata dall'Ansa. La Remas è una nave di rifornimento per le piattaforme petrolifere offshore, è lunga 75 metri e con un tonnellaggio di 2.600 tonnellate. E' stata costruita nel 2011 in Turchia e al momento naviga con bandiera italiana.

L'attacco del gruppo di pirati non è il primo che coinvolge un'unità mercantile della Micoperi: dieci anni fa, l'11 aprile 2009, pirati somali nel Golfo di Aden sequestrarono il rimorchiatore 'Buccaneer' dell'azienda romagnola, con a bordo 16 persone di equipaggio (dieci italiani, cinque romeni ed un croato). Dopo un lungo lavorio di contatti, i marinai furono rilasciati solo il 9 agosto.

"I pirati si sono ritirati", disse l'allora ministro degli Esteri Franco Frattini, negando - come anche il general manager
della Micoperi, Silvio Bartolotti - l'ipotesi di blitz o pagamento di riscatto per la liberazione della Nave. Piuttosto, il governo somalo aveva esercitato una "forte pressione" per portare al ritiro i pirati.
I marinai italiani furono trovati nel complesso in buone condizioni ma allo stremo dopo quattro mesi di dura prigionia, con casi di dissenteria e altre malattie, pochi e sporadici contatti con i familiari e sempre sotto la minaccia delle armi.

Tre anni dopo la Micoperi tornò alla ribalta delle cronache per le operazioni di recupero e trasferimento del relitto della Costa Concordia, naufragata all'isola del Giglio la sera del 13 gennaio 2012 (32 vittime tra i passeggeri, 33 con un sommozzatore che prese parte alla ricerca dei dispersi).
L'operazione iniziò a maggio 2012: Titan Salvage (Usa) e Micoperi riportarono a galla l'enorme relitto adagiato su un
fianco e lo trainarono lentamente a Genova con due rimorchiatori oceanici nel luglio 2014 per lo smantellamento. Il consorzio Titan-Micoperi si è poi occupato, fino a maggio 2018, della bonifica dei fondali marini al Giglio.

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