Dopo il Libano e l’Iraq, tocca all’Iran. Strangolata dalle sanzioni americane, La Repubblica Islamica, potenza petrolifera, ha aumentato il prezzo della benzina, ha razionato il carburante e ha visto il divampare di una protesta e di scontri in cui è rimasto ucciso almeno un manifestante (due, secondo la Bbc). La rabbia della popolazione è esplosa dopo che le autorità hanno annunciato i provvedimenti da cui si attendono governo proventi - stimati tra i 300 e i 310 mila miliardi di rial (2,55 miliardi di dollari l’anno) - che saranno o ridistribuiti alle famiglie in difficoltà. La misura appare volta a contrastare i contraccolpi delle sanzioni reintrodotte dagli Usa, dopo il ritiro dall’accordo sul nucleare iraniano, del 2015. Le proteste più significative sono state quelle a Sirjan, dove è stato attaccato un deposito di carburante, a cui la folla ha cercato di dare fuoco prima che intervenissero le forze di sicurezza. Altre manifestazioni di «portata limitata», ha fatto sapere l’agenzia Irna, si sono tenute in diverse zone del Paese: Mashhad, Ahvaz, Bandar Abbas, Birjand, Gachsaran, Abadan, Khoramshahr e Mahshahr. A Sirjan, nell’Iran centrale,"purtroppo una persona è stata uccisa», ha dichiarato Mohammad Mahmoudabadi, governatore ad interim della provincia, senza specificare le circostanze dell’accaduto. Il governatore ha riferito anche di diversi civili feriti. Una folla di manifestanti ha dato fuoco alla sede della Banca centrale a Behbahan, nella provincia del Khuzestan. Le forze di sicurezza iraniane hanno sparato sulla folla a Shiraz, ha affermato Farnaz Fassihi, giornalista che per il New York Times segue quanto accade nella repubblica Islamica. La reporter ha ritwittato il filmato di un giovane a terra, sofferente per una ferita, circondato da persone che cercano di aiutarlo. Nel filmato risuona il rumore di spari. È stata chiusa la frontiera meridionale con l’Iraq, nel passaggio di Shalamcheh, per i viaggiatori in entrata e in uscita. La misura è stata presa su richiesta di Teheran, preoccupata per il persistere delle proteste anti-governative sia in Iraq, che in Iran. Il confine rimarrà chiuso a tempo indeterminato, ma la misura non riguarda il traffico di merci. La protesta contro l’aumento del prezzo del carburante sembra non aver risparmiato Teheran, che oggi si è risvegliata sotto una coltre di neve nella sua parte settentrionale. La città è in preda agli ingorghi, visibili anche su Google Map digitando i dati relativi al traffico, ma molti di questi sarebbero stati causati piu da un modo inedito di manifestare contro il governo che dalla neve, che ha spinto le autorità a chiudere le scuole e, di conseguenza, a diminuire il traffico in città. Secondo quanto riferiscono alcuni tweet di attenti osservatori, tra cui iraniani che studiano all’estero, nella capitale della Repubblica Islamica coloro che sono alla guida di auto comunicano le modalità di protesta attraverso la app Waze, indicando dove spegnere l’auto e causare l’ingorgo. Ed è su Waze che molti tra sostenitori del governo guidato dal presidente Hassan Rohani e tifosi della fazione conservatrice si accapigliano sulle responsabilità dell’aumento dei prezzi. Per il resto, Internet ha mostrato oggi moltissima instabilità di collegamenti in tutto l’Iran, e anche a Teheran.