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Omicidio Caruana Galizia, cadono tre teste nel governo di Malta

A due anni dall’assassinio di Daphne Caruana Galizia, il cerchio si stringe attorno a tre pedine chiave del governo laburista di Joseph Muscat. In una giornata drammatica, seguita minuto per minuto da tutti gli abitanti dell’isola - peraltro colpita da un black out elettrico di oltre tre ore - si sono dimessi in successione prima il braccio destro del premier, il capo di gabinetto Keith Schembri; poi il potente ministro del Turismo Konrad Mizzi; infine il titolare dell’Economia, Chris Cardona, che si è autosospeso dalle funzioni di governo e da vice leader del partito laburista.

La bufera dell’inchiesta sull'omicidio della giornalista, dilaniata da un’autobomba il 16 ottobre 2017, si è abbattuta sull'Auberge de Castille, la storica sede del governo maltese alla Valletta, come metà della popolazione di Malta prevedeva (e l'altra metà temeva) sin dall’inizio. Ne ha sfondato metaforicamente le porte nemmeno due settimane dopo l’arresto del 'mediatore' di morte, il tassista ed usuraio Melvin Theuma, pizzicato in un’inchiesta di riciclaggio.

Chiesta e ottenuta la grazia presidenziale e quindi il condono tombale su tutti i suoi reati, Theuma - l’uomo che mise in contatto i mandanti con i tre assassini materiali, arrestati nemmeno due mesi dopo l’omicidio - ha cominciato a sfornare registrazioni audio. La sua decisione di parlare aveva già indotto Yorgen Fenech - re dei casinò e ad del Tumas Group, la più potente holding maltese, nonché direttore generale della centrale termoelettrica dell’isola - a
tentare la fuga in yacht.

Bloccato e ammanettato dalle forze armate maltesi, anche Fenech ha proposto di dare prove della sua verità. Ovvero di essere stato lui stesso un intermediario. Ed ha chiesto la grazia. Che per ora però nessuno avrebbe ancora deciso di inoltrare allo stesso Muscat. In giornata è emerso che Yorgen Fenech era «in regolare contatto» con il capo di gabinetto di Muscat, tanto da aver «parlato con lui anche poche ore prima» del suo arresto.

La notizia, lasciata trapelare da fonti investigative al Times of Malta, lascia intendere che i cellulari di entrambi fossero sotto controllo. Schembri e Mizzi - che negli ultimi due anni hanno opposto una tenace resistenza a tutte le richieste di dimissioni presentate dalla famiglia di Daphne e dall’opposizione - sono stati costretti a dimettersi poche ore prima che arrivassero gli interrogatori di polizia.

Per Schembri, già di primo mattino con tanto di perquisizione e sequestro di materiale nell’abitazione privata. A dare la notizia delle sue dimissioni è stato lo stesso primo ministro, Joseph Muscat, che ha parlato dopo una riunione del gruppo parlamentare del partito laburista in cui ha riferito di aver chiesto un voto segreto di fiducia su sé stesso e di aver «ottenuto un plebiscito in supporto».

Muscat ha ringraziato Schembri specificando che ha avuto un «ruolo cruciale» nell’azione di governo, ma ha anche sottolineato di aver agito «nell’interesse del paese e del partito» chiedendogli le dimissioni ed annunciando contestualmente di aver già nominato il sostituto, nella persona di Mark Farrugia.

I tre addii arrivano mentre si ripetono le manifestazioni di protesta. In serata un gruppo di manifestanti ha urlato 'barra, barra' (fuori, fuori) all’uscita di Muscat dalla sede del governo. E non sono esclusi nuovi colpi di scena, visto che per venerdì è prevista la prima testimonianza della gola profonda Theuma in tribunale.

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