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Francia, il partito di Marine Le Pen sull'orlo della bancarotta

«Abbiamo perfettamente capito che il governo vuole metterci finanziariamente a terra»: il portavoce del Rassemblement National, Sebastien Chenu, spiega così la crisi profonda in cui si dibatte il partito di Marine Le Pen. Su anni di conti in rosso e di difficoltà nel farsi prestare denaro dalle banche, si sta per abbattere la sentenza del tribunale di Parigi per i reati commessi in 4 campagne elettorali: verdetto annunciato per il 24 aprile.

Sembra molto difficile che i giudici, che stanno portando avanti il processo contro il Rn dal 6 novembre, possano essere clementi con il partito e con parecchi dei suoi dirigenti, in prima fila il tesoriere, Wallerand de Saint-Just. Le accuse sono pesanti: truffa, appropriazione indebita, riciclaggio. Nel mirino, quattro campagne fra il 2012 e il 2015 in cui i reati sarebbero stati commessi dal Rn, da «Jeanne», il micropartito di Le Pen, e dalla società di comunicazione «Riwal».

Tutto girava attorno al «patron» di quest’ultima società, Frederic Chatillon, che in gioventù fu presidente del Gud, il sindacato degli studenti di estrema destra ed è oggi uno dei consiglieri più ascoltati dalla leader. Nella campagna per le politiche 2012, volantini, manifesti, un sito internet e consulenze varie facevano parte di un «kit» che Riwal forniva a «Jeanne», che a sua volta lo rivendeva ai candidati per la modica cifra di 16.650 euro.

L’accusa parla di prezzi e costi gonfiati, anche ai danni dello Stato, che rimborsa a piè di lista le spese dei candidati che superano la soglia del 5% dei voti. La direzione del partito ha inviato in questi giorni una mail agli aderenti: «Come ripetiamo da diversi giorni, non c'è stato mai alcun reato finanziario. Questa pretesa inaudita del governo di Macron e Philippe è mirata soltanto a uccidere il nostro movimento».

Ma all’interno del partito, si respira un’aria pesante, le ombre della bancarotta si addensano giorno dopo giorno. Un dirigente, intervistato da Le Figaro, parla della cifra che l’accusa chiede al Rn, 11 milioni di euro: «Non ce la potremmo certo permettere, abbiamo già troppi debiti». Dal 2011, anno in cui Marine Le Pen ha assunto le redini dell’allora Front National, il partito non ha presentato un bilancio annuale in equilibrio, anzi.

Ogni anno il passivo aumenta. Le stime parlano di una cifra in rosso fra il 23 e i 24 milioni di euro. Numeri che avevano spinto l’anno scorso Le Pen ad agitare il fantasma del fallimento che nei prossimi mesi rischia di diventare una possibilità concreta.

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