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Germania, l'Spd "fa fuori" Scholz: il governo Merkel traballa

Sono rimasti tutti di stucco, vincitori compresi. La partita era sul filo, ma il risultato ha spiazzato lo stesso: il vicecancelliere Olaf Scholz ha perso il referendum della base sulla leadership dei socialdemocratici tedeschi. Ad affermarsi sono due perfetti sconosciuti (Norbert Walter-Borjans e Saskia Esken), noti solo per il fatto di essere dissidenti rispetto alla linea centrista che appoggia il governo. E con loro il futuro della Grosse Koalition di Angela Merkel si fa più incerto. La parola spetta comunque al congresso, dove il duo che ha sconfitto Scholz e Klara Geywitz,  dovrà essere eletto, fra il 6 e l’8 dicembre. Intanto la Cdu ha già chiuso alla richiesta di ritrattare l’accordo di coalizione.

Nelle stesse ore, a Braunschweig, in una sala blindata e fra le proteste - in 20 mila sono scesi per strada contro l'ultradestra - l’Afd ha confermato alla guida l'europarlamentare Joerg Meuthen, un profilo notoriamente moderato, che ha provato anche in quest’occasione a spronare i colleghi di Alternative fuer Deutschland ad andare su posizioni più accettabili, per poter in futuro governare il paese con le altre forze politiche.

«Dobbiamo potere e voler governare». Fino ad oggi quelli di «Alternativa» sono isolati, ritenuti pericolosi estremisti di destra. Al posto di Alexander Galuland, che si è fatto da parte, è stato eletto poi Tino Chrupalla, un deputato che viene dall’est, dell’ala destra del partito.  «Io sono un patriota non un nazionalista», ha detto Meuthen, portavoce federale, 58 anni, stile pacato. «Non sarei a disposizione di un partito di ultradestra». Perfino il controverso leader della Turingia Bjorn Hoecke ha fatto
circolare dichiarazioni concilianti, corteggiando la Cdu e ammettendo di aver fatto alcuni errori. La risposta all’uomo ormai considerato quasi un neonazista nel Paese, è stata la presentazione dell’accordo di coalizione in Sassonia, Land dove
Afd è esploso (27,5% a settembre) , e che sarà governato da Cdu, Spd e Verdi.

La difficoltà del panorama politico in Germania, più frammentato di sempre, si è toccata con mano anche alla Willy Brandt-Haus. Non è stato infatti un trionfo quello dei dissidenti, premiati dalla base stasera. Qualche minuto dopo le 18 si è data lettura del risultato del referendum dei socialdemocratici, gli applausi, perfino le voci di chi si è affermato, sono parse chiaramente frastornate, incerte. Con Scholz, ex sindaco di Amburgo, oggi numero due del governo e ministro delle finanze della locomotiva d’Europa, è stato bocciato un leader competente, esperto, di peso.

E la nuova leadership passa nelle mani di due esponenti del partito che nessuno conosce. Hanno ottenuto il 53,06% contro il 45,33 degli sconfitti. I futuri leader non vogliono però fare cadere il governo: chiedono di ritrattare l’accordo di coalizione. Fra le proposte un salario minimo più alto e la revisione del pacchetto clima. Ma la Cdu non ne vuole sapere: «il contratto vale anche per il prosieguo del lavoro», ha tagliato corto il segretario generale Paul Ziemiak. Visibilmente colpito, Scholz ha subito affermato che il partito avrà una nuova leadership.

Ha però poi anche fatto sapere di non voler mollare il ministero, di cui è al comando. «Siamo tutti socialdemocratici e adesso tocca a noi rimetter insieme il partito», ha affermato Esken.  «Siamo consapevoli della montagna di lavoro da fare», ha detto Borjans, noto come «Robin Hood dei contribuenti». Ma è stata chiara anche la delusione degli altri: «Ci servite tutti e quattro», ha chiosato la commissaria Malu Dreyer. Sarà suspense fino al congresso.

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