L'ex presidente sudanese Omar al Bashir, deposto lo scorso aprile dopo mesi di proteste popolari, è stato oggi riconosciuto colpevole di riciclaggio di denaro e corruzione da una Corte di Khartoum, che lo ha condannato a due anni di reclusione. Si tratta della prima sentenza emessa contro l'ex 'uomo forte' del Sudan, che ha governato il Paese per 30 anni e contro il quale ha emesso un ordine di arresto anche la Corte penale internazionale con l'accusa di crimini di guerra e genocidio, in relazione al conflitto nel Darfur negli anni 2000. Bashir, 75 anni, sarà affidato a una struttura di recupero statale per criminali anziani. Prima della lettura della sentenza, suoi sostenitori hanno brevemente interrotto il processo ma sono stati allontanati dall'aula in cui l'ex-autocrate è comparso con la tradizionale tunica bianca e turbante. L'accusa si riciclaggio gli era stata mossa dopo il sequestro di milioni di dollari, euro e sterline sudanesi compiuto nella sua residenza dopo le sue dimissioni imposte da un golpe militare. I generali sudanesi comunque hanno dichiarato che non estraderanno Bashir alla Corte penale internazionale dell'Aja e il governo di transizione in carica, composto da militari e civili, non si è ancora pronunciato. L'ex presidente è accusato anche per l'uccisione di manifestanti durante le proteste che iniziarono nel dicembre dello scorso anno contro il carovita ma che poi si erano trasformate in una rivoluzione che le forze di sicurezza cercarono di reprimere uccidendo decine di contestatori. Per la sentenza odierna è possibile un appello.