«Voglio un processo immediato» in Senato, twitta Donald Trump riferendosi all’impasse sull' impeachment per l’Ucrainagate fra i democratici e i repubblicani. «Il caso presentato dai democratici è così cattivo che non vogliono nemmeno un processo», incalza con tono di sfida.
Ma la speaker della Camera Nancy Pelosi resta irremovibile: non manderà i due articoli dell’impeachment finché il Senato, controllato dai repubblicani, non fisserà le regole per un processo giusto, con la possibilità di convocare nuovi testimoni. La House ha chiuso i battenti per due settimane per le festività natalizie senza neppure nominare gli «impeachment manager», necessari per cominciare il processo al Senato.
Probabile quindi uno slittamento oltre il 6 gennaio, la data finora ventilata per l’avvio del dibattimento. La mossa della Pelosi è un colpo di scena senza precedenti, dentro un partito in cui alcuni deputati premono non solo per rinviare ma addirittura per trattenere sine die i capi di imputazione, facendo scivolare il processo nel limbo.
La speaker della Camera sta giocando una partita rischiosa per guadagnare tempo e giocare la carta dell’impeachment nell’anno elettorale, che comincia con le primarie in Iowa il 3 febbraio. Una carta in più per i candidati democratici, nessuno dei quali sembra forte abbastanza per battere un Trump col vento in poppa dell’economia, come ha confermato anche il dibattito tv di ieri.
La speranza è anche quella di rompere la granitica unità dei repubblicani al Senato sul piano morale, almeno per convocare nuovi testimoni, che potrebbero poi far cambiare il corso degli eventi. Ne basterebbero quattro per arrivare al quorum dei 51 voti (per la condanna invece ne servono 67). Uno sembra quasi scontato: Mitt Romney, l’ex candidato presidenziale fustigato da Trump come un «idiota presuntuoso e perdente» quando si permise di criticarlo per la telefonata al presidente ucraino al centro dell’impeachment.
«Agirò come un giudice e sarò imparziale nel valutare», ha confidato ad un quotidiano, mentre il leader dei senatori Mitch McConnell ha detto che farà esattamente il contrario. Altri tre senatori dissidenti potrebbero emergere dalle file più moderate. Ma la strategia della Pelosi è pericolosa perché la espone all’accusa di politicizzare l’impeachment, con effetti boomerang anche sui candidati dem nei collegi vinti da Trump.
E di aver istruito una indagine frettolosa e carente che ora non ha il coraggio di presentare al Senato, come le rimproverano McConnell e lo stesso Trump, che detta la linea con i suoi tweet rabbiosi. Gli ultimi li ha riservati alla rivista evangelica Christiany Today per un editoriale in cui si chiede che venga destituito perché la sua condotta non solo «è una violazione della costituzione ma, cosa più importante, è profondamente immorale».
«Un magazine di estrema sinistra. Nessun presidente ha fatto di più per la comunità evangelica», ha attaccato, per sventare crepe in quello che è lo zoccolo duro della sua base elettorale.
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