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Suicidi a France Telecom, condannato per mobbing l'ex ad Lombard

Didier Lombard

Era diventata l’azienda simbolo della sofferenza sul posto di lavoro, almeno in Francia. A dieci anni dalla catena di suicidi tra i dipendenti di France Télécom, l'amministratore delegato dell’epoca, Didier Lombard, è stato condannato per mobbing «morale e istituzionale": una prima assoluta per la giurisprudenza transalpina.

Il mega manager, all’epoca capo del colosso delle tlc da 120.000 dipendenti, dovrà scontare un anno di carcere di cui otto mesi con la condizionale e pagare una multa da 15.000 euro. Condannati alla stessa pena anche due ex dirigenti di spicco, il numero 2 Pierre Wenès e l’ex capo del personale, Olivier Barberon, mentre l’azienda dovrà sborsare una multa da 75.000 euro.

Gli imputati dovranno inoltre versare oltre tre milioni di euro alle parti civili, ex impiegati e famiglie delle vittime, a
titolo solidale. Contrariamente ai tre manager condannati, l'azienda ha fatto sapere che non ricorrerà in appello. Secondo l’inedita sentenza del tribunale di Parigi, tra il 2007 e il 2008 dai vertici del gruppo si diffuse un clima nocivo di molestie «morali e istituzionali», anche se i giudici non parlano di legami diretti tra gli autori e le vittime.

Il processo ha riguardato, in particolare, il periodo 2007-2010, quando il management dell’azienda privatizzata nel 2004 attuò una drastica politica di riduzione o riconfigurazione del personale. Obiettivo? 22.000 uscite e 10.000 mutazioni professionali o geografiche in tre anni. «Fateli uscire dalla porta o dalla finestra», fu la frase shock di Lombard, che oggi rimpiange di aver pronunciato.

Tra le tante vittime che in quel periodo decisero di togliersi la vita lasciando a volte delle lettere contro l’azienda ci fu, nel luglio 2009, Michel Deparis. Nel suo ultimo messaggio prima di uccidersi, il tecnico denunciò un «management del terrore». «Mi tolgo la vita a causa di France Télécom, è l’unica ragione». I giudici hanno analizzato un totale di 39 casi: 19 si sono suicidati, 12 hanno tentato di farlo e otto sono rimasti vittime di depressione.

«Credo che sia una decisione che resterà negli annali», ha commentato Sylvie Topaloff, l’avvocatessa del sindacato SUD che ha difeso numerose parti civili. Di «grande vittoria» ha invece parlato un altro sindacalista del gruppo, Patrick Ackermann. Durante il processo, che si è tenuto dal 6 maggio all’11 luglio, si erano susseguite le testimonianze su un clima di lavoro pesantissimo, che ha portato tanti dipendenti a scontare episodi di burn-out e depressione.

Tra le famiglie delle vittime presenti in tribunale, quella di Rémy Louvradoux, che si tolse la vita dandosi fuoco nel parcheggio dell’azienda. «Gli altri Didier Lombard di altre aziende pubbliche o private devono sapere che se continuano ad attuare politiche manageriali di questo genere portano la gente alla depressione o al suicidio. Saranno condotti in tribunale e condannati», ha reagito il figlio, Raphael Louvradoux.

Da parte sua, l’avvocato di Didier Lombard, Jean Veil, ha confermato che il suo assistito ricorrerà in appello, come gli altri due manager, e ha denunciato una sentenza totalmente «demagogica».

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