Colpo di scena nel caso Harvey Weinstein: mentre a New York lui arrivava in aula appoggiandosi ad un deambulatore per l’atteso maxi-processo per molestie e stupri, un nuovo fronte si apriva a Los Angeles con l’ex produttore rinviato a giudizio anche dalla magistratura californiana per reati di sesso.
La nuova incriminazione è stata annunciata poche ore dopo l'ingresso in tribunale a Manhattan di uno degli uomini un tempo più potenti di Hollywood: reduce da una operazione alla schiena, Weinstein è arrivato sorretto da due uomini e usando il deambulatore: sofferente, trasandato e ben diverso dall’ex boss di Miramax che per decenni ha deciso sul destino di star e copioni.
Ad attendere Weinstein fuori dal tribunale c'era una piccola folla di manifestanti tra cui le attrici Rose McGowan e
Rosanna Arquette. «Tempo scaduto per le molestie in tutti i luoghi di lavoro. Tempo scaduto per le scuse senza conseguenze. Tempo scaduto per la cultura del silenzio», ha detto quest’ultima.
L’udienza è durata un’oretta ed è stato subito scontro tra procura e difesa: al centro del contendere la richiesta degli avvocati di Weinstein, respinta dal giudice James Burke, di tenere la giuria in isolamento per tutta la durata del processo così come la possibile esclusione dalle prove di sette foto compromettenti che la magistratura newyorchese vuole mostrare ai giurati. «Non è mai nostra abitudine umiliare un imputato, ma queste sono prove importanti», ha detto Joan Illuzzi, che guida il team della procura.
Il giudice si è riservato di decidere in merito. Weinstein è accusato di violenze e stupri da una novantina di donne alcune delle quali, come Angelina Jolie e Gwyneth Paltrow, sono star di prima grandezza: due soltanto tra queste, una delle quali ancora anonima, erano riuscite a superare gli ostacoli procedurali e di credibilità convincendo il procuratore capo di New York Cyrus Vance a portare il caso davanti alla giuria. Il colpo di scena di Los Angeles apre oggi un secondo fronte.
Tra le accusatrici di Weinstein a New York, quella uscita allo scoperto e che deporrà contro di lui è Mimi Haleyi, ex assistente di produzione alla ormai defunta Weinstein Company: afferma che il produttore la invitò nel 2006 nella sua casa di New York, le levò il tampone e la costrinse a un atto di sesso orale.
«Nessuna donna dovrebbe essere sottoposta a questo tipo di inaccettabile abuso», aveva detto all’epoca la Haleyi ai giornalisti: «Le donne hanno diritto di dire no. Un no è un no, a prescindere dalle circostanze, e io gli dissi di no». Una linea condivisa da un’altra accusatrice di Weinstein, Jasmine Lobe, in una intervista alla Bbc: «Per questo ho rotto il silenzio».
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