Domenica 22 Dicembre 2024

Proteste in Iran, la polizia spari sui manifestanti. Trump: "Basta massacri"

Donald Trump soffia sul fuoco delle proteste in Iran, mentre a Teheran la polizia spara sulla folla che chiede le dimissioni del regime per le bugie sull'abbattimento dell’aereo ucraino e cresce la tensione diplomatica con Londra per il breve arresto dell’ambasciatore britannico e la bandiera del Regno Unito bruciata davanti alla sede diplomatica. "Ai leader dell’Iran: non uccidete i manifestanti. Ne avete già uccisi o imprigionati migliaia e il mondo sta guardando. Cosa più importante, gli Usa stanno guardando. Ripristinate internet e lasciate che i reporter girino liberamente! Basta uccidere il vostro grande popolo iraniano!», ha twittato il tycoon mettendo nuovamente in guardia Teheran contro la repressione dei manifestanti dopo i 300 morti (secondo Amnesty International) di novembre nelle proteste per il caro benzina. Il presidente aveva già provato ad amplificare le voci di dissenso in Iran e aveva twittato ieri per la prima volta anche in farsi, riscoprendo l’arma della propaganda nella lingua locale, come fece D’Annunzio col suo volo su Vienna lanciando volantini tricolori in tedesco, seguito poi dai nazisti e dagli alleati nella Seconda guerra mondiale. "Sono stato con voi dall’inizio della mia presidenza e la mia amministrazione continuerà a stare con voi. Stiamo seguendo la vostra protesta da vicino e siamo ispirati dal vostro coraggio", aveva scritto. Dopo aver inasprito le sanzioni all’Iran, il presidente cerca di cavalcare l’onda della protesta sfruttando l’incidente dell’aereo ucraino schiantatosi mercoledì scorso con 176 persone a bordo poco dopo il decollo da Teheran. Inizialmente l’Iran aveva evocato problemi tecnici ed escluso ogni responsabilità. Ma poi, smentito da video e informazioni di intelligence occidentali, ha ammesso di averlo abbattuto per errore mentre temeva una reazione Usa per gli attacchi missilistici a due basi in Iraq come vendetta per l’uccisione del generale Soleimani. Il regime ha perso così in un baleno il sostegno delle piazze che, dopo essersi ricompattate contro il nemico americano, si sono riempite di studenti indignati contro la leadership, colpevole ai loro occhi di aver cercato di tenere nascosta la verità per almeno tre giorni.  Domenica a Teheran, sulla Azadi Square, si sono ripetuti gli scontri del giorno precedente, quando la polizia ha usato gas lacrimogeni e ha caricato per disperdere una folla che scandiva slogan contro la Guida suprema, Ali Khamenei, contro le Guardie della rivoluzione e contro la stessa Repubblica islamica. Oggi gli agenti avrebbero anche sparato, secondo alcuni video che circolano sui social. Unità anti sommossa con cannoni ad acqua e poliziotti, in parte anche in borghese, sono radunati in vari punti della città, tra cui le università, mentre membri dei Pasdaran pattugliano le strade. Manifestazioni si segnalano anche in altre città iraniane, come Mashhad, Rasht, Kashan, Sanandaj e Amol. Intanto cresce la tensione tra Teheran e Londra, dopo che ieri l’ambasciatore britannico era stato brevemente arrestato per aver partecipato alle proteste e averle fomentate, accusa da lui respinta fermamente. "Sono andato ad un evento pubblicizzato come una veglia per le vittime della tragedia", ha scritto Macaire su Twitter. Il ministero degli Esteri iraniano ha precisato di averlo rilasciato subito dopo la sua identificazione ma da Londra e da Bruxelles arrivano moniti preoccupati a rispettare la convenzione di Vienna che garantisce l'immunità dei diplomatici e a ridurre le tensioni, mentre davanti all’ambasciata della Gran Bretagna è stata bruciata una bandiera del Regno Unito da oltre un centinaio di persone, evidentemente fedeli al regime.

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