Sono almeno 29 le persone rimaste uccise a causa del terremoto che, nella serata di venerdì, ha fatto tremare il settore orientale della Turchia. Lo riferisce la protezione civile di Ankara (Afad). Il totale dei feriti accertati è invece di 1.243.
A più di ventiquattr'ore dal sisma che ha devastato l’est della Turchia, i soccorritori continuano a scavare tra le macerie in cerca di sopravvissuti. Interi edifici sono venuti giù in pochi istanti dopo la violenta scossa di magnitudo 6.8 che ha colpito la provincia di Elazig, nell’Anatolia orientale.
E le centinaia di vigili del fuoco giunti da tutto il Paese sperano che accada come con Pinar, la donna incinta di sei mesi salvata dopo essere stata
sepolta sotto cumuli di macerie per circa dodici ore. È una delle 44 persone estratte vive dal crollo di una trentina di palazzi. Le vittime accertate sono al momento 22, i feriti circa 1.200. Una decina di persone sarebbero ancora in vita sotto le macerie. Per i soccorritori è una corsa contro il tempo.
L’epicentro del terremoto è stato a Sivrice, piccolo villaggio a vocazione turistica sulle sponde del lago di Hazar, sorgente del fiume Tigri. Ma il sisma è stato avvertito a centinaia di chilometri di distanza, provocando morte e
distruzione anche nella vicina provincia di Malatya, dove si registrano 4 delle vittime.
La zona, ad alto rischio sismico, è prevalentemente dedicata all’agricoltura e all’allevamento e poco densamente popolata. Sul luogo del disastro si è recato oggi il presidente Recep Tayyip Erdogan, che ha partecipato ai funerali di alcune vittime.
«Abbiamo già vissuto numerosi terremoti, ma con la pazienza il nostro popolo è sempre riuscito a superare queste prove», ha detto il leader di Ankara, promettendo che farà «di tutto» per non lasciare nessuno senza casa. Decine sono gli edifici gravemente danneggiati. La protezione civile turca (Afad) ha inviato gli abitanti a non farvi ritorno finché non saranno effettuati i necessari controlli sul loro stato.
Ma a Elazig è ancora il momento dell’emergenza. I soccorsi avvengono
con le rigide temperature dell’inverno anatolico, che durante la notte scendono di diversi gradi sotto lo zero. Scuole, biblioteche e palestre sono state destinate all’accoglienza delle migliaia di sfollati. In queste ore drammatiche non mancano neppure le polemiche.
La procura di Ankara ha annunciato l’apertura di un’inchiesta nei confronti di diversi utenti dei social media che dopo il terremoto hanno accusato le autorità di scarsa prevenzione e mancato rispetto delle normative antisismiche.
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