Un trasferimento aereo per permettere agli italiani che si trovano a Wuhan, città sigillata focolaio del coronavirus, di tornare in Italia. E’ l’ipotesi alla quale sta lavorando la Farnesina, impegnata in diverse riunioni per individuare il modo più sicuro per far rientrare il gruppo. Si tratta, secondo gli ultimi dati aggiornati, di almeno 60-70 persone, alcune delle quali vivono a Wuhan. Ma il nodo principale, che potrebbe sciogliersi domani, resta il via libera di Pechino, che dovrebbe permettere una deroga al blocco dell’aeroporto per far decollare su voli privati tutti gli stranieri. Al ponte aereo stanno infatti lavorando da giorni anche Francia, Germania e Usa. Ma in queste ore si lavora anche in Italia per garantire la prevenzione e la sicurezza dal punto di vista sanitario. "L'Italia - ha assicurato il premier Giuseppe Conte - in questo momento è il Paese che ha adottato misure cautelative all’avanguardia rispetto agli altri, misure incisive. Tutti i protocolli» sono in campo. Al momento la situazione degli italiani a Wuhan «è relativamente sotto controllo», secondo il capo dell’Unità di Crisi della Farnesina Stefano Verrecchia. «Abbiamo con loro un contatto costante, sono sottoposti ad una pressione comprensibile», ha detto, spiegando che si stanno valutando una serie di ipotesi ma prima di procedere bisognerà capire che tipo di autorizzazioni daranno le autorità cinesi, visto che si tratterebbe di «uscire da un’area sigillata». Oltre all’ipotesi del trasferimento via terra verso un’altra città, ritenuta però troppo a rischio contagio, continuano le riunioni tra i tecnici della Farnesina e gli specialisti per capire quale possa essere il modo più immediato e sicuro. La Farnesina sta anche cercando di capire se e quanti degli italiani che si trovano a Wuhan abbiano intenzione di tornare. La situazione del resto non è semplice e c'è anche, soprattutto tra i residenti nella città, chi ritiene di essere più al sicuro chiuso in casa propria. Un alto nodo da sciogliere, sempre con le autorità cinesi, è quello della quarantena. Scartato anche in questo caso uno spostamento via terra per fare tutti gli accertamenti in un’altra città, operazione che rischierebbe di esporre ulteriormente a contagio, sta prendendo corpo l’ipotesi, una volta stabilito se la quarantena sia realmente necessaria, di poterla fare direttamente in Italia, così come proposto anche dalla Francia per i propri connazionali. Si sta dunque lavorando, secondo quanto si apprende, anche ad adeguare tutte le strutture che potrebbero essere coinvolte. Alcuni esperti ritengono che potrebbe essere sufficiente, una volta monitorati i soggetti e fatto un primo screening che escluda la presenza del coronavirus, un cosiddetto 'isolamento fiduciario', un affidamento presso il proprio domicilio, affidando alle Asl e direttamente ai connazionali il controllo delle loro condizioni cliniche nel periodo di possibile incubazione.