La furia del presidente Xi Jinping, prima di tutto segretario generale del Partito comunista cinese, si è abbattuta sui vertici del Partito della provincia dell’Hubei e del suo capoluogo Wuhan, focolaio del coronavirus COVID-19, per sanzionare inefficienze, omissioni e ritardi di fronte all’epidemia: nel mirino sono finiti i funzionari di più alto livello politico finora colpiti, a pochi giorni dalla decimazione delle autorità sanitarie e della Croce Rossa locali. I media ufficiali hanno riferito, in successione, la rimozione di Jiang Chaoliang da segretario del Partito comunista dell’Hubei, sostituito dal sindaco di Shanghai, Ying Yong, fedelissimo del presidente. Subito dopo, Wang Zhonglin è stato ufficializzato alla guida del partito di Wuhan, al posto di Ma Guoqiang che a fine gennaio in un’intervista alla tv statale Cctv ammise i ritardi nella scoperta del coronavirus. «In questo momento mi sento in colpa, con rimorso e rimprovero - disse Ma -. Se fossero state adottate prima le misure di controllo rigorose, il risultato sarebbe stato migliore di quello attuale». L’epidemia ha causato nel Paese fino a ieri 1.355 morti e quasi 60.000 contagi, bloccando come mai accaduto in precedenza un intero Paese. Il rafforzamento della presa di potere di Xi con uomini di sua totale fiducia si è completata con il siluramento di Zhang Xiaoming, rimosso da direttore dell’Ufficio per gli affari di Hong Kong e Macao del Consiglio di Stato, il governo cinese. Zhang è stato demansionato a semplice vice direttore nel dipartimento per lo sbrigo della pratiche quotidiane, venendo sostituito da Xia Baolong, vice presidente e segretario generale del Comitato nazionale della Chinese Peoplès Political Consultative Conference (CPPCC), organo consultivo di massimo livello, ed ex segretario del Pcc dello Zhejiang, provincia cara al presidente Xi. Sulla sorte di Zhang hanno pesato le turbolenze pro-democrazia di Hong Kong e, da ultimo, l'umiliazione della quarantena e della chiusura di quasi tutti i punti di transito tra ex colonia e la madrepadria. Un affronto contro Pechino da parte della regione amministrativa speciale.