Nel giorno in cui l’Africa registra il primo caso confermato di coronavirus in Egitto (uno straniero di cui le autorità locali non hanno specificato la nazionalità), dalla Cina che combatte l’epidemia emerge la drammatica storia di sei martiri tra il personale sanitario, morti per bloccare il contagio come il medico eroe Li Wenliang che lanciò inascoltato per primo l’allarme e finì stroncato dal virus a 34 anni nella notte tra il 6 e il 7 febbraio. Il tutto mentre esplode la tensione tra Usa e Cina all’indomani della brusca revisione al rialzo fatta da Pechino delle infezioni accertate dopo il cambio dei parametri che ha spinto prima il consigliere economico della Casa Bianca, Larry Kudlow, e poi il ministero della Sanità americano a dubitare delle fondatezza dei numeri forniti. Secca la replica del ministero degli Esteri: la Cina ha lavorato «con la comunità internazionale nel controllo dell’epidemia in modo aperto, trasparente e altamente responsabile per il bene della sicurezza della salute pubblica globale e della salute di tutte le persone», ha commentato nel briefing odierno il portavoce Geng Shuang. E anche l’Oms ha respinto le critiche di Washington assicurando come Pechino stia cooperando «invitando gli esperti internazionali, condividendo le sequenze del virus e aprendosi al mondo». La questione, tuttavia, non è affatto chiusa perché oggi la Cina è tornata a rivedere i numeri tagliando di 108 unità il bilancio complessivo dei morti aggiornato a giovedì dopo che i controlli fatti sui dati dell’Hubei, la provincia più colpita, hanno fatto emergere casi di conteggio doppio. Il numero dei decessi complessivi si è attestato a 1.384, considerando i 116 morti dell’Hubei i 5 relativi ad altre province, ha precisato la Commissione sanitaria nazionale. Mentre, quanto ai contagi accertati di Covid-19, i casi totali sono saliti a 64.460, di cui 5.090 rilevati ieri (oltre 4.800 nell’Hubei). La Commissione, nei suoi aggiornamenti quotidiani, ha anche provveduto a eliminare 1.043 casi dal totale dei contagi accertati a seguito di una non meglio specificata «verifica». La diffusione dell’epidemia è sembrata avere un balzo quando ieri le autorità della provincia hanno annunciato il cambio dei parametri per il conteggio degli infettati, includendo anche i "clinicamente diagnosticati", vale a dire i dichiarati positivi con la Tac ai polmoni in aggiunta a quelli verificati con i test di laboratorio. La misura aveva portato ad aggiungere quasi 15.000 pazienti nel conteggio dell’Hubei in un singolo giorno. Zeng Yixin, il vice ministro della Commissione sanitaria nazionale, ha presentato l’elenco aggiornato a martedì del personale medico e paramedico infettato dal letale coronavirus: sono 1.716 persone che hanno pagato le deboli protezioni usate all’inizio dell’epidemia e la successiva carenza di mascherine, occhiali e tute di protezione. La gran parte dei casi (1.102) è stata diagnosticata a Wuhan e altri 400 nell’Hubei. Tra le sei vittime, Xu Hui era una dottoressa del Nanjing Hospital morta il 7 febbraio a 51 anni, esausta dopo 18 giorni di lavoro consecutivo «in prima linea contro il coronavirus": il Pcc dello Jiangsu l’ha menzionata come modello. Intanto un gruppo di 11 passeggeri, di 80 anni e oltre, negativi ai test per il coronavirus, è sbarcato dalla Diamond Princess, la nave da crociera in quarantena nella baia giapponese di Yokohama, per essere trasferiti in alloggi protetti del governo nipponico, dove resteranno in quarantena fino al 19 febbraio. A bordo di ci sono ancora 3.600 persone tra cui 35 italiani, di cui 25 membri dell’equipaggio, incluso il comandante Gennaro Arma. Gli Stati Uniti, inoltre, sono pronti a estendere i test per il coronavirus ad ogni persona che presenti sintomi influenzali, secondo quanto ha annunciato la direttrice delle malattie respiratorie dei Cdc, la massima autorità sanitaria Usa. In Cina, infine, il presidente Xi Jinping ha sollecitato ancora il miglioramento del sistema di risposta e di prevenzione dell’epidemia, risolvendo i punti deboli e le criticità emerse con il nuovo coronavirus. «Garantire sicurezza e salute delle persone è un compito importante del nostro partito», ha detto Xi. E’ necessario, ha riferito la tv pubblica Cctv, «rafforzare le aree di debolezza e la chiusura delle falle evidenziate dall’attuale epidemia». Intanto, l’incubo di Niccolò è veramente finito: il giovane bloccato in una Wuhan schiacciata dal coronavirus rientra in Italia. E’ salito a bordo di un volo dell’Aeronautica militare che è andato a prenderlo per portarlo a Pratica di Mare dove ad attenderlo ci sarà il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Il 17enne di Grado viaggia in isolamento, protetto all’interno di una cosiddetta struttura di «alto biocontenimento». Dopo lo sbarco, il trasferimento allo Spallanzani per la quarantena. Il terzo tentativo, finalmente, è andato a buon fine. Il giovane studente friulano, rimasto a terra per due volte nel giro di pochi giorni a causa della febbre, stavolta ha superato i controlli medici all’aeroporto e quindi è stato autorizzato ad imbarcarsi sul Boeing KC-767 atterrato nel pomeriggio a Wuhan e ripartito per l’Italia dopo qualche ora. Niccolò è risultato negativo al test del coronavirus durante il suo soggiorno forzato a Wuhan, ma a Roma è stato comunque deciso di farlo viaggiare in massima sicurezza. Per il velivolo militare diretto a Pratica di Mare è stato previsto un protocollo utilizzato la prima volta per rimpatriare dalla Sierra Leone un connazionale con una grave forma di tubercolosi polmonare resistente a ogni trattamento farmacologico. Si tratta di una barella speciale protetta da un involucro di Pvc che permette l’osservazione e il trattamento del paziente in isolamento (gestito da un’equipe medica) con potenti filtri che impediscono il passaggio di particelle potenzialmente infette. L'isolamento, sempre da protocollo, dovrebbe proseguire anche durante il trasferimento in ospedale con un’ambulanza. Niccolò, durante la lunga attesa nell’epicentro del coronavirus, confinato in una stanza d’albergo, ha avuto la febbre a intermittenza: circostanza che gli ha impedito di salire sui due aerei che il 5 ed il 9 febbraio hanno riportato a Roma 64 italiani, poi trasferiti alla Cecchignola e al Celio per la quarantena. Adesso, a quanto si apprende, sta bene. In ogni caso, al rientro, come tutti gli altri sarà sottoposto alla quarentena. Nel suo caso è stato scelto l’Istituto Spallanzani. I genitori del ragazzo, comprensibilmente in apprensione, dovranno attendere ancora un pò per riabbracciarlo, ma ciò che conta è la fine della sua cattività in Cina. Il governo si è speso molto per accelerare il più possibile il suo rimpatrio, e già il giorno dopo il secondo stop all’aeroporto di Wuhan aveva deciso di inviare un proprio aereo appositamente per lui. La partenza però ha subito diversi rinvii, motivati dalle autorità cinesi con la congestione del traffico nello scalo della città, dove continuano ad arrivare aerei con forniture di prima necessità, medicine e strumenti protettivi contro il virus. Tra i due governi ci sono state anche delle incomprensioni legate al blocco italiano dei voli per la Cina, mal digerito da Pechino. Ma sul dossier Niccolò i contatti sono rimasti costanti, fino a che le autorità cinesi hanno autorizzato l'arrivo a Wuhan del volo militare per riportare a casa lo studente di Grado. Con soddisfazione di tutti per il positivo esito della vicenda.