Il sangue d'Oltremare. Giorgio Barresi, quarantaduenne agente immobiliare di origine calabrese, è stato ammazzato a colpi di pistola, l'altro giorno, ad Hamilton, nel vialetto della sua abitazione a Stoney Creek.
Nella città dell'Ontario, che ospita migliaia di connazionali, l'uomo viveva con la sua famiglia. L'omicidio, secondo la polizia locale, potrebbe essere maturato nel quadro di uno scontro in atto tra le organizzazioni criminali italo-canadesi. Nel gennaio del 2019, sempre ad Hamilton, era stato assassinato davanti alla propria villetta Cecè Luppino 43 anni, figlio di Rocco Luppino, originario di Oppido Mamertina e indicato dalla polizia canadese come influente personaggio della comunità italiana.
Che succede tra i calabresi dell'Ontario? Il professore Antonio Nicaso, docente della Queen's University e scrittore di numerosi volumi sulle mafie italiane, spiega: "Qualcuno con il cognome Barresi ha legami storici con la famiglia dei Musitano che negli anni '90 si era schierata con la 'Sesta famiglia' di Vic Rizzuto. La cosa venne letta come un tradimento dai corregionali ch'erano sostenitori di Paul Violi, il calabrese che era diventato il capo della mafia italo-canadese. E ora, mentre in Quebec le organizzazioni mafiose hanno trovato un accordo che comprende anche i calabresi e, quindi, non si spara da tempo, rimane acceso questo focolaio di Hamilton".
Un focolaio che ha tuttavia investito, a più riprese, altre città dell'Ontario. Il 16 agosto del 2019, infatti, è stato ucciso nel pieno centro di Toronto Paolo Caputo, 64 anni, originario di Capistrano e titolare del ristorante “Domani”. La vittima era incensurata e risiedeva da decenni nello stato canadese.
Il fratello più giovane, Martino, era stato condannato tuttavia all'ergastolo perché ritenuto corresponsabile dell'omicidio di un altro italo-canadese, Jhonnie “Maserati” Raposo, crivellato di pallottole davanti a un bar di “Little Italy” di cui era socio, il “Sicilian Sidewlak Cafè”, il 18 giugno del 2012. Raposo stava guardando una partita dei Mondiali di calcio in tv nel locale quando il sicario entrò in azione. Il delitto, secondo gli investigatori canadesi, era da collegare all'acquisto di una partita di 200 chili di cocaina ottenuta da narcotrafficanti messicani.
E sempre nello Stato che ospita le cascate del Niagara, questa volta a Etobicoke, venne assassinato a pistolettate, nella notte di venerdì 31 marzo 2017, Antonio Sergi, 53 anni, originario della Locride. L'uomo, conosciuto negli ambienti investigativi come “Tony Large”, era stato coinvolto in indagini sul traffico internazionale di droga e risultava legato a fazioni della ’ndrangheta avverse ai Rizzuto.
Nelle stesse ore, a Vaughan, città non troppo distante, cadde sotto i colpi di un killer un altro calabrese, Domenico Triumbari, 55 anni, originario di Siderno. E nella stessa zona, pochi mesi dopo, caddero sotto i colpi dei killer anche Cosimo Commisso, 33 anni, di Vaughan, e la fidanzata, Chantelle Almeida, di 26.
Quanto sia influente e presente la 'ndrangheta in quell'angolo di America lo conferma, dopo decenni di sottovalutazione, una sentenza, emessa dalla Corte superiore di giustizia proprio dell’Ontario, del 28 febbraio 2019, che nell’ambito dell’inchiesta denominata “Project Ophenix”, condotta dalla Combined Forces Special Enforcement Unit (CSFEU) di Toronto, riconosce la mafia calabrese, per la prima volta, come un’organizzazione criminale pienamente operante in Nordamerica.
L'indagine, svolta grazie al prezioso contributo di un poliziotto infiltrato, che nel 2014 registrò numerosi incontri con importanti esponenti della criminalità italo-canadese, e permise di raccogliere validi elementi probatori a carico di Giuseppe Ursino, nato a Gioiosa Ionica, il 12 aprile 1953, che è stato poi condannato a 12 anni e mezzo di carcere per traffico internazionale di stupefacenti e associazione a delinquere.
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