Andrea Salazzaro, classe 1982, londinese da 7 anni con doppia cittadinanza italiana e britannica. Nella capitale di Sua Maestà Elisabetta II opera come senior marketing manager di un grande gruppo americano del settore della formazione linguistica e delle vacanze studio. La sua è la tipica mentalità “glocal”, di chi parla 4 lingue, viaggia sopra l'immenso Atlantico, ma porta nel cuore il piccolo Stretto e il rione pescatori di Reggio Calabria: «Sono cresciuto tra le sedi scout del gruppo Agesci del Sacro Cuore di Gesù e l'Itc Ferraris. Poi il salto universitario a Genova e la specializzazione alla Bicocca di Milano».
Una lunga gavetta in giro per il mondo che lo ha portato a stare anche dietro la cassa di un fast food ma che adesso lo vede, trentottenne, nella “fascia senior” di una grande azienda transatlantica alle prese prima con le turbolenze finanziarie della Brexit e adesso con la virulenza pandemica di Covid-19.
«L'Inghilterra, come si sa, l'ha presa con un po' più di calma rispetto agli altri Paesi. Noi italiani che viviamo in Inghilterra - spiega Salazzaro - siamo divisi sulle scelte del governo inglese. L'Italia è stata la prima in Europa ad affrontare l'epidemia e ogni decisione presa dal governo italiano è stata sicuramente quella giusta al momento giusto, non lo metto in discussione. Altri miei connazionali, invece, la pensano diversamente. Io mi sento fortunato, perché sono stato previdente. Seguendo quanto succedeva in Italia, infatti, ho iniziato a prepararmi all'arrivo della pandemia. Ho comprato una mascherina con filtro, il gel disinfettante per le mani e ho fatto la normale spesa da single, ossia sufficiente per due settimane». Senza volere sottovalutare poi «l'aiuto da casa». E infatti Andrea aggiunge: «Con i pacchi che arrivano da giù potremmo in realtà stare in quarantena per sei mesi senza patire la fame».
Nonostante le polemiche sollevate nell'opinione pubblica internazionale da certe dichiarazioni governative di Boris Johnson sull'immunità di gregge, il suo giudizio sulle misure adottate in Inghilterra è tutto sommato positivo: «Non reputo sbagliato il comportamento del Governo inglese. Lo Stato si sta preparando osservando l'Italia e gli altri Paesi. Le aziende si sono mosse per farci lavorare da casa anche quando non c'era alcun suggerimento di farlo e adesso progressivamente, purtroppo anche a causa dell'espansione del virus, si stanno adottando le misure necessarie per il contenimento. Ogni giorno, inoltre, alle ore 17 il primo ministro Boris Johnson fa una conferenza stampa per annunciare evoluzioni e nuovi provvedimenti. Penso proprio che arriveremo ad avere la quarantena obbligatoria come in Italia, ma prima di arrivarci si stanno preparando per dare al Paese delle certezze dal punto di vista di aiuti economici, ospedali attrezzati e regole chiare».
Con una punta di ironia inglese ormai acquisita Andrea è convinto che «gli inglesi reagiranno all'inglese«, con un naturale distacco. «E quindi l'implementazione sarà più rapida». Al di là della facile ironia Andrea è profondamente consapevole della gravità del momento: «Adesso anche qui c'è paura. Una settimana fa sembrava fosse un problema solo italiano o cinese, l'assalto ai supermercati è già iniziato e l'idea di rimanere chiusi in quarantena fa un po' tristezza. Tuttavia la cosa che maggiormente dispiace è l'idea di sentirsi separati dai nostri cari e non aver la possibilità di prendere il primo volo per raggiungerli. Per la prima volta ci sentiamo prigionieri nell'isola».
Detto da chi è abituato a prendere l'aereo come un bambino prende la bicicletta nel cortile di casa fa molto pensare. La Gran Bretagna cessa per un periodo indefinito di essere un Hub mondiale di collegamento e torna ad essere un arcipelago immerso nella nebbia. Un balzo indietro nel tempo che mette in discussione le consolidate certezze tecnologiche e infrastrutturali del Paese.
Aggiunge Salazzaro: «Mi è nato un nipotino un paio di giorni fa e non so quando lo potrò vedere. Ma anche questa passerà. Ne usciremo tutti ammaccati, purtroppo di nuovo in crisi mondiale». Nonostante tutto, però Andrea è fiducioso: «Sono convinto che specialmente quelli della mia generazione che si sono già misurati con l'onda delle riforme e delle crisi, sapranno superare anche questa crisi sanitaria». Anche per il manager italo-britannico, dunque, tutto andrà bene.
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