Saranno pure pronunciate con voce rassicurante, ma le parole del Papa sanno di qualcosa di molto più forte di un rimbrotto. La catastrofe è concreta, sotto gli occhi di tutti, ma c'è chi si ostina a fare di testa propria. Ora che è stata decisa anche la chiusura di uffici e aziende, che l’economia subisce un rallento difficilmente immaginabile ancora poche settimane fa, c'è bisogno di una prova di autentica responsabilità. Si seguano le indicazioni del governo, chiede Papa Bergoglio: sono innegabilmente dure, ma necessarie. Di più: «sono per il nostro bene». Riconoscimento non nuovo, ma mai così pubblico, dei meriti della politica responsabile. In effetti è la terza volta in altrettanti giorni che Papa Francesco dedica un pensiero alla funzione della politica e alla figura del politico. L’epidemia pare sollecitare una riflessione: è momento estremo e come tutti i momenti estremi porta a valutare nella giusta misura le cose che contano. «Preghiamo per le autorità», ha detto la prima volta, da Santa Marta, «per loro non è facile gestire questo momento. Tante volte soffrono delle incomprensioni». Medici e autorità «sono le colonne che ci aiutano ad andare avanti, che ci difendono in questa crisi». Si noti subito l’accostamento tra medici e pubbliche autorità. Ieri, nel corso di una trasmissione su TV2000, ha addirittura ricordato - e la citazione non deve passare inosservata, vista la storia personale dell’Autore - quello che Paolo VI diceva della politica: «la più altra forma di carità». Oggi ribadisce il concetto, lo rende più esplicito e, indirettamente ma chiaramente, lo contrappone al modo di agire di chi va in giro con la scusa di portare a spasso il pappagallo, o canta in coro per la strada «La società de li magnaccioni». Oppure ha il coraggio di irridere il Presidente del Consiglio, scandendo slogan del tipo: «Ci fa un baffo». Parla questa volta, il Pontefice, al termine dell’Angelus, che tra tutti gli appuntamenti fissi nell’agenda papale è quello più facilmente ascoltato dalla gente comune. Anche oggi parte dai medici in prima linea, dagli infermieri, dai volontari. Li ringrazia come ringrazia i poliziotti chiamati a presidiare le strade, e a far rispettare le regole. Infine, in un crescendo gerarchico, parra a chiedere «che si compiano le cose che il governo chiede di fare per il bene di tutti noi». Per il bene di tutti noi: lo ribadisce nemmeno cinque secondi dopo, pensando «alle autorità, che devono prendere misure dure, ma per il nostro bene». Duri, certi provvedimenti, ma necessari. Siano seguiti: il coronavirus è pandemia che miete morti e non guarda in faccia a nessuno. Anche per questo il Papa annuncia sue iniziative, perchè «alla pandemia del virus vogliamo rispondere con la pandemia della preghiera, della compassione, della tenerezza. Rimaniamo uniti». «Facciamo sentire la nostra vicinanza alle persone più sole e più provate», spiega, e lancia due iniziative: ecumeniche e universali, da capo della Chiesa Cattolica che guarda al mondo intero. La prima sarà mercoledì prossimo, a mezzogiorno: «invito tutti i Capi delle Chiese e i leader di tutte le Comunità cristiane, insieme a tutti i cristiani delle varie confessioni, a invocare l’Altissimo, Dio onnipotente, recitando contemporaneamente la preghiera che Gesù Nostro Signore ci ha insegnato». Un Paternoster per l’umanità afflitta, detto da tutti gli uomini di buona volontà. La seconda invece è prevista per venerdì, alle 18. «Presiederò un momento di preghiera sul sagrato della Basilica di San Pietro», fa sapere, «Fin d’ora invito tutti a partecipare spiritualmente attraverso i mezzi di comunicazione. Ascolteremo la Parola di Dio, eleveremo la nostra supplica, adoreremo il Santissimo Sacramento, con il quale al termine darò la Benedizione Urbi et Orbi, a cui sarà annessa la possibilità di ricevere l’indulgenza plenaria». benedizione, preghiera e indulgenza. Poi Bergoglio aggiunge a braccio un particolare: «la piazza sarà vuota». Perchè nemmeno la preghiera e nemmeno la benedizione sono motivi sufficienti per guardare con indulgenza a certi comportamenti. Sia chiaro.