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Coronavirus, in Spagna 4.500 nuovi contagi in 24 ore. Madrid città più colpita: 1.263 morti

La Spagna è l'Italia di cinque giorni fa. In questo momento si trova esattamente dov'eravamo noi il 18 marzo, quando superavamo la soglia dei 33.000 malati di Covid-19: una cifra raggiunta ora anche nel Paese iberico, dove l'epidemia da coronavirus accelera la sua corsa, con 4.500 nuovi contagi in 24 ore. Lasciando sul suo cammino una conta di oltre 2.100 morti. Madrid ora teme anche per la vicepremier Carmen Calvo, ricoverata in ospedale con un'infezione respiratoria e in attesa dei risultati del tampone. E sebbene non sia stato specificato chiaramente, tra le vittime del virus sembra dover essere ascritta anche l'attrice italiana Lucia Bosé, morta a 89 anni per quella che è stata descritta come una polmonite.

Nella capitale spagnola, la città più colpita dall'epidemia con oltre 1.260 morti, ormai non sanno più dove mettere i cadaveri. Mancano le bare e il sindaco José Luis Martínez-Almeida è stato costretto a sospendere l'attività dell'impresa municipale di servizi funebri, messa a dura prova da un ritmo che negli ultimi giorni ha raggiunto i 150 funerali quotidiani. Per far fronte alla saturazione raggiunta dalle pompe funebri, si cercano intanto altre soluzioni temporanee dove mettere le salme, in attesa di poterle cremare o seppellire: le sistemeranno anche in un centro commerciale con una pista di pattinaggio sul ghiaccio, riadattata a camera mortuaria. La situazione appare sempre più drammatica anche negli ospedali.

Pure in Spagna, come altrove, il problema principale sono i posti in terapia intensiva che non bastano per far fronte ai pazienti che continuano ad accalcarsi giorno dopo giorno. Le immagini e i video che rimbalzano sui media spagnoli ritraggono reparti al collasso, soprattutto a Madrid, con decine di pazienti buttati per terra alla bell'e meglio nei corridoi, nella speranza che per loro si liberi un letto. Per far fronte alla situazione e cercare di rallentare i contagi il governo guidato dal premier Pedro Sanchez è intenzionato a chiedere al parlamento di prolungare fino all'11 aprile le misure di rigido confinamento dei cittadini decise dal consiglio dei ministri e che ricalcano quanto già fatto in precedenza dall'Italia.

Nei giorni scorsi il Paese ha anche blindato le frontiere terrestri e chiuso scuole, negozi non essenziali, hotel, ristoranti, discoteche e bar. Anche il calcio spagnolo, la Liga, ha deciso di fermare a tempo indeterminato ogni partita. Oltre all'emergenza sanitaria, come nel resto del mondo peraltro, ci sarà poi da fare i conti con i danni riportati dall'economia, costretta alla paralisi. I centri studi più accreditati prevedono un crollo del Pil che in Spagna sarà nell'ordine dell'1,7%. Quasi 300.000 i posti di lavoro che rischiano di essere distrutti, secondo il centro Ceprede. Le regioni che saranno più colpite saranno la ricca Catalogna, Madrid e l'Andalusia

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