Almeno in 65mila hanno lasciato Wuhan nel primo giorno di relativa normalità dopo i quasi tre mesi di lockdown draconiano per contrastare il Covid-19. Escludendo il trasporto su strada, la fuga di massa ha preso forma attraverso le 55mila persone partite con il treno in base ai biglietti venduti e le oltre 10mila che hanno optato per l'aereo grazie alla riapertura del Wuhan Tianhe, lo scalo della città focolaio della pandemia dove sono tornati operativi più di 200 voli in entrata e in uscita, tutti domestici. I collegamenti internazioni e per Pechino, al momento restano esclusi. I festeggiamenti per la fine dell’incubo, rimarcati dalle suggestive coreografie di luci colorate che in piena notte hanno illuminato a giorno gli edifici e il profilo della città, sono durati molto poco. Allo scoccare della mezzanotte di mercoledì, con la rimozione dei 75 blocchi stradali, le prime auto hanno imboccato i caselli dell’autostrada in uscita. La priorità per molti era e resta il ritorno ai luoghi di lavoro: in tanti sono rimasti infatti bloccati dalla quarantena scattata il 23 gennaio, in concomitanza con il Capodanno lunare, quando la Cina registra gli spostamenti di massa verso i luoghi d’origine per la festività. Chi è diretto verso Pechino dovrà rispettare le misure decise a difesa della capitale, una priorità ribadita dal presidente Xi Jinping nel Comitato permanente del Politburo del Partito comunista. Gli arrivi da Wuhan, stimati in 11mila complessivi, dovranno avvenire in tranche di meno di 1.000 persone al giorno. E chi vorrà raggiungere la capitale dovrà sottoporsi al test dell’acido nucleico 7 giorni prima della partenza e subito dopo l'arrivo. L’attenzione è per gli asintomatici, saliti a quota 1.095 su scala nazionale e di cui 358 arrivati dall’estero, considerati tra i maggiori rischi di una seconda ondata della pandemia. Un altro rischio, inoltre, è quello dei contagi di ritorno che hanno spinto Suifenhe, città con più di 60.000 abitanti della provincia del nordest di Heilongjiang, ad adottare un lockdown stile Wuhan. La città ha segnato un picco giornaliero di 25 casi importati con i viaggiatori tutti cinesi provenienti dalla Russia, quasi la metà dei 59 annotati su scala nazionale. I residenti, ha riferito la tv statale Cctv, sono tenuti a stare nei compound residenziali e solo una persona per famiglia potrà ogni 3 giorni uscire per comprare i beni di prima necessità. In serata, poi, la Cina ha comunicato la chiusura di tutti i quattro accessi al confine con la Russia: sono Suifenhe, HuiChun e Dongning nella provincia di Heilongjiang e Manzhouli nella Mongolia Interna. La mossa, adottata in via temporanea da Mosca e Pechino, si basa sulle ultime statistiche che hanno visto su 2.443 persone entrate in Cina dalla Russia via Suifenhe, nel periodo dal 21 marzo al 7 aprile, 84 risultare positive al coronavirus e 127 classificate come asintomatiche. I casi di coronavirus in Cina si sono quasi raddoppiati in 24 ore: dai 32 di lunedì ai 62 di martedì, i massimi dal 25 marzo. E i nuovi asintomatici sono saliti a 137 da 30, con 102 importati. La nuova normalità della Cina, malgrado l'apertura più che simbolica di Wuhan, si basa su prevenzione e controllo che Xi ha chiesto di rafforzare ulteriormente.