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Voli dopo il Coronavirus, Ryanair: 3 anni per tornare al 2019, gli aeroporti azzerino le tasse

Ryanair prevede un ritorno alle condizioni del 2019 fra 3 anni per il trasporto aereo, che al momento della ripresa dovrà avere "fattori di riempimento molto bassi", cosa che "richiederà tariffe di volo ultra-basse".

Lo si legge in una lettera indirizzata dal direttore per lo Sviluppo delle Rotte Neil O' Connor agli aeroporti italiani spiegando che il vettore, nel riprendere il servizio, "darà priorità" agli scali che assicureranno "zero tasse (di atterraggio e aeroportuale, ndr)" tra maggio e ottobre, "zero tassa di atterraggio e tassa aeroportuale ridotta del 50%" tra novembre e marzo del 2021 e "tassa aeroportuale ridotta del 50%" tra aprile e ottobre 2021.

Per lo stesso periodo Ryanair chiede inoltre "nessuna tassa per le nuove rotte". Secondo 'O Connor si tratta di "misure di stimolo ragionevoli" che "daranno agli aeroporti un vantaggio competitivo per riprendere il servizio di Ryanair alla prima opportunità possibile". "Gli aeroporti che offriranno condizioni migliorative rispetto a queste misure basilari - conclude il manager - avranno un deciso vantaggio" sugli altri.

Intanto la Corte di giustizia Ue si è pronunciata sul ricorso di Ryanair contro l'Antitrust, che aveva multato la compagnia per pratica commerciale sleale in quanto aveva pubblicato sul proprio sito prezzi ritenuti incompleti di alcuni dati.

La Corte ha stabilito che le compagnie aeree devono indicare chiaramente, sin dalla pubblicazione delle loro offerte su internet, l'Iva applicata ai voli nazionali, le tariffe per il pagamento con carta di credito e gli oneri per il check-in, qualora non sia proposta alcuna modalità alternativa gratuita.

Nel 2011, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato aveva contestato a Ryanair di aver pubblicato sul proprio sito dei prezzi che non indicavano, sin dalla loro prima visualizzazione, l'importo dell'Iva per i voli nazionali, gli oneri di web check-in e le tariffe applicate in caso di pagamento con una carta di credito diversa da quella prescelta da Ryanair.

Secondo l'Agcm, tali costi erano inevitabili e prevedibili, pertanto il consumatore avrebbe dovuto esserne informato fin da subito, ancor prima di avviare il processo di prenotazione. Per questo l'Agcm ha multato Ryanair per pratica commerciale sleale. Il ricorso della compagnia aerea davanti al tribunale amministrativo italiano è stato respinto in primo grado, così Ryanair ha fatto appello davanti al Consiglio di Stato. Quest'ultimo ha quindi chiesto chiarimenti alla Corte di giustizia Ue che, nella sentenza odierna, ha stabilito che tutti i costi ritenuti inevitabili e prevedibili per il consumatore debbano essere indicati fin da subito in modo trasparente dalla compagnia aerea.

Fra i costi inevitabili rientrano quindi anche gli oneri di check-in, qualora non esista una modalità gratuita offerta dal vettore aereo, l'Iva applicata ai voli nazionali e le tariffe applicate per il pagamento con una carta di credito diversa da quella prescelta dal vettore aereo. Per quanto riguarda quest'ultimo punto, secondo i giudici l'apparente scelta lasciata ai consumatori (utilizzare o meno la carta di credito scelta dalla compagnia) dipende in realtà da una condizione imposta dallo stesso vettore aereo, con la conseguenza che la gratuità del servizio è riservata a una cerchia ristretta di consumatori privilegiati.

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