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Coronavirus, vicini i 200.000 morti nel mondo: in Belgio si studia l'immunità

Quasi 200.000 morti nel mondo - I morti provocati dal coronavirus a livello mondiale si avviano verso quota 200.000, mentre il numero complessivo dei casi ha superato la soglia dei 2,8 milioni: è quanto emerge dal conteggio aggiornato della Johns Hopkins University. Nel mondo si registrano sabato mattina 197.217 decessi a fronte di 2.812.557 casi. Le persone guarite finora sono 794.377.

Morti in calo in Usa, 1.258 in 24 ore  - Con 1.258 decessi nelle ultime 24 ore e 51.017 in totale, gli Stati Uniti restano il Paese più colpito in termini assoluti dal coronavirus ma il saldo giornaliero stilato dalla Johns Hopkins University rivela il dato più basso delle ultime tre settimane. Questo calo una tantum, tuttavia - avverte la Johns Hopkins - non indica per ora alcuna tendenza e dovrà ripresentarsi nei prossimi giorni perchè si possa confermare un reale miglioramento della situazione nel Paese.

Una bimba di 5 mesi morta a New York - Una neonata di 5 mesi, figlia di un vigile del fuoco, è morta di coronavirus a New York, diventando una delle vittime più giovani della pandemia che si conoscano. Jay Natalie, questo il nome della bimba, è deceduta dopo un mese di trattamenti in un ospedale del Bronx, dove era stata ricoverata il 21 marzo a causa di una febbre alta. Soffriva di problemi cardiaci. Secondo i dati delle autorità sanitarie federali negli Stati Uniti a partire dal 2 aprile scorso sono morti tre bambini tra un anno e 14 anni.

L'Oms e l'immunità - L'Organizzazione mondiale della Sanità ha ricordato oggi in un documento appena pubblicato che non ci sono ancora prove scientifiche che le persone guarite dal Covid-19 abbiano anticorpi che proteggono da una seconda infezione. Secondo il documento "a questo punto della pandemia non ci sono abbastanza evidenze sull'efficacia dell'immunità data dagli anticorpi per garantire l'accuratezza di un 'passaporto di immunità' o un 'certificato di libertà dal rischio'". Alcuni governi, spiega l' Organizzazione, hanno suggerito che trovare gli anticorpi al Sars-CoV-2 possa servire come base per un 'passaporto di immunità' che può permettere agli individui di viaggiare o di tornare al lavoro con l'assunzione che siano protetti da una reinfezione. "Molti degli studi hanno mostrato che le persone che sono guarite dall'infezione hanno gli anticorpi per il virus. Tuttavia alcuni di questi - scrive l'Oms - hanno livelli estremamente bassi di anticorpi neutralizzanti nel sangue. Al 24 aprile 2020 nessuno studio ha valutato se la presenza degli anticorpi da Sars-CoV-2 possa dare immunità ad una successiva infezione nell'uomo".

Il caso del Belgio - Intanto, uno studio condotto da Sciensano (l'Istituto belga della Sanità), in collaborazione con la Croce Rossa sessione Fiandre ed il Service du Sang, indica che il 4,3% della popolazione in Belgio ha sviluppato anticorpi contro il coronavirus e l'immunità al Covid-19 della popolazione fiamminga è raddoppiata in due settimane. Lo riferiscono i media locali precisando che Sciensano raccoglie ogni due settimane circa tremila campioni dalla Croce Rossa sessione Fiandre e del Service du Sang in Vallonia e a Bruxelles. "Grazie a questo studio, desideriamo scoprire la percentuale della popolazione sana contaminata dal coronavirus. In combinazione con altri dati epidemiologici, che sono attualmente registrati da Sciensano, questi risultati saranno in grado di fornire un'ampia visione del numero di belgi che probabilmente hanno contratto il Covid-19, e quindi hanno sviluppato una possibile immunità", ha spiegato la dottoressa Isabelle Desombere, immunologa di Sciensano.

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