È uno dei tanti manifestanti che stavano protestando per le strade di Buffalo, nello stato di New York, solo un pò più anziano degli altri, 75 anni si scoprirà poi. Alto, capelli bianchi e corti, un jeans e una felpa come tanti giovani attorno, avanza verso una colonna di poliziotti. È da poco scattato il coprifuoco. Sul viso l’uomo indossa una mascherina antivirus, in una mano tiene un casco, nell’altra il telefonino. Un video lo riprende mentre si avvicina a due agenti: sembra voler dire loro qualcosa, ma all’improvviso viene brutalmente strattonato, spinto. Cade in terra battendo violentemente la testa, il sangue si sparge sul marciapiede, ma i poliziotti tirano dritto. Dopo un pò di confusione e le proteste dei testimoni qualcuno chiama i soccorsi. Sarà il sindaco di Buffalo, Byron Brown, più tardi a dire che l’uomo è in condizioni stabili ma gravi. Intanto le immagini avevano già fatto il giro del web. L’America si scopre così nuovamente indignata per una violenza cieca e senza giustificazioni, anche se stavolta la vittima non è afroamericana ma di razza bianca, proprio come gli agenti che hanno colpito l’anziano e che ora sono stati sospesi in attesa di vedere se ci sono gli estremi per una loro incriminazione. Il governatore dello stato di New York, Andrew Cuomo, è fuori di sè e parla senza mezzi termini di «abuso di potere» da parte dei poliziotti coinvolti: «La polizia deve difendere la gente e deve difendere sè stessa, ma gli abusi devono finire, si deve cambiare! Quando è troppo è troppo!». L’episodio di Buffalo è solo uno dei tanti che in questi giorni di proteste antirazziste in tutti gli Stati Uniti tirano in ballo la polizia violenta, come quella che a Minneapolis ha provocato la morte di George Floyd. «Tutti i poliziotti che saranno scoperti a maltrattare i manifestanti verranno sospesi», giura il sindaco di New York Bill de Blasio, che dopo i disordini e i saccheggi dei giorni scorsi teme che per far rispettare il coprifuoco molti nelle forze dell’ordine si lascino prendere la mano. Nella serata di giovedì a New York ci sono stati circa 300 arresti, pur in assenza di incidenti. Intanto a Washington ormai da più di una settimana i manifestanti continuano ad assediare la Casa Bianca. Per questo Donald Trump ha fatto alzare davanti all’edificio presidenziale un vero e proprio muro fatto di barriere e recinzioni altissime, con lo scopo di tenere a bada le proteste. Ma la mossa rischia di diventare un boomerang per il tycoon, trasmettendo un’immagine di debolezza del presidente che nei giorni scorsi è stato costretto a schierare anche i soldati. Il muro dovrebbe restare in piedi almeno fino al 10 giugno, visto che nei prossimi giorni si aspettano altri momenti di grande tensione, soprattutto nel fine settimana. Intanto, oltre alle polemiche, si scatena l’ironia sui social: «Vuole costruire un muro, quello con il Messico, per proteggere gli americani, e ora costruisce un muro davanti alla Casa Bianca per proteggersi dagli americani», è uno dei commenti. «Il sogno di Trump di costruire un muro diventa realtà», ironizzano altri. Fa scalpore intanto un altro tweet del presidente, che ha postato la lettera di uno dei suoi legali in cui i manifestanti attorno alla Casa Bianca vengono definiti «terroristi». Mentre Twitter sfida di nuovo il tycoon disattivando un video della sua campagna elettorale sulla morte di George Floyd, giustificando la decisione con una questione di copyright.