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Coronavirus, Boris Johnson a sorpresa: "Pericolo sempre vivo, 'no vax' sono matti"

La pandemia non deve paralizzare il mondo, ma è un’ombra destinata a durare e i vaccini sono - o potranno essere - l’arma cruciale per affrontarla. Parola di Boris Johnson, che liquida come «matti» o «fuori di testa" ("nuts» in inglese) tutti i seguaci del verbo no vax, promettendo viceversa vaccinazioni a tappeto nel Regno Unito. Concedendosi alle telecamere nel giorno del suo primo anniversario da inquilino di Downing Street, il premier Tory ha formalizzato l’impegno del suo governo a garantire - in attesa dei risultati delle ricerche su un antidoto ad hoc contro il coronavirus, con l’università di Oxford in pole position, ma ancora molte incognite da sciogliere - la disponibilità di vaccini preventivi anti-influenzali a 30 milioni di britannici.

Una strategia volta a evitare che la minaccia di una seconda, temuta ondata di contagi da Covid-19 s'incroci con altre infezioni in numero elevato rimettendo sotto pressione ospedali e servizio sanitario nazionale d’Oltremanica (Nhs). E che si ripromette di allargare la platea dei vaccinati 'di diritto' nei prossimi mesi a tutti gli over 50 del Paese (invece che over 65), nonché agli scolari delle secondarie. Parlando della pandemia, il premier ha poi esortato all’uso della mascherina, da oggi obbligatorio in Inghilterra nei negozi, pur dicendo di confidare «nell’enorme buon senso» dei connazionali più che nel controllo sociale o di polizia. Non senza avvertire che le cautele e le misure di distanziamento proseguiranno fino a quando «il nostro sforzo collettivo non farà calare» in modo stabile i contagi. BoJo, infettato in prima persona dal Covid e costretto a un drammatico ricovero in terapia intensiva ad aprile, ha del resto incoraggiato «la gente a smettere di pensare al virus come a un pericolo che rende impossibile far qualunque cosa».

E ha insistito sull'invito a tornare al lavoro, a riprendere le attività consentite dal recente alleggerimento del lockdown. Ma nel contempo è tornato ad ammonire che la pandemia non è sconfitta e che vi saranno ancora «tempi duri» prima di poter dichiarare vittoria. Mentre non si è sottratto alle critiche sulla gestione dell’emergenza riconoscendo di non sapersi scusare facilmente: «chiedo scusa se non mi scuso», ha scherzato con un calembour, rivendicando però lo sforzo fatto per «imparare dagli errori».

Non è mancato infine un riferimento all’impatto del fattore obesità sul Covid. «Normalmente non credo a un tipo di politiche da Stato-balia», ma sull'obesità - fenomeno che fa registrare da tempo numeri da record europeo nel Regno - una spinta appare opportuna, ha detto rispondendo a una domanda sul progetto del suo governo di vietare o limitare la pubblicità del «cibo spazzatura» (junk food), oltre che d’intimare ai supermercati di non esporlo vicino alle casse. Un tema su cui il primo ministro britannico, ritrovatosi tra la vita e la morte prima di Pasqua anche per la sua condizione di paziente in sovrappeso, si è mostrato nei panni di libertario semipentito: «Francamente - ha rimarcato, dopo essersi messo evidentemente a dieta - perdere peso è uno dei modi per ridurre i rischi del Covid». I negazionisti di ogni tendenza sono serviti.

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