«Non respiro. Per favore, non respiro». Due nuovi video potrebbero far riesplodere le tensioni razziali e generare una nuova ondata di proteste come quelle scatenate dall’uccisione di George Floyd a Minneapolis. Questa volta si tratta della morte di John Neville, detenuto afroamericano di 56 anni nella prigione della Contea di Forsyth in North Carolina, dov'era finito per aver aggredito una donna. Nei filmati, la cui pubblicazione è stata ordinata dal giudice della Contea di Forsyth su richiesta della famiglia Neville e che risalgono al 2 dicembre, il giorno dopo il suo arresto, si vede l’uomo bloccato a terra da cinque agenti tra cui una donna. Lo si sente implorare di lasciarlo andare perchè non riesce a respirare. Nel primo filmato l’uomo è immobilizzato dalle guardie, come se avesse cercato di ribellarsi e trasportato di forza in un’altra cella. Prima del trasferimento viene fatta intervenire un’infermiera per controllargli il polso. Nel secondo lo si vede faccia a terra, le ginocchia piegate dietro la schiena e ammanettato. In entrambi i video Neville implora di continuo gli agenti di liberarlo dicendo che non riesce a respirare, fino a che la voce non diventa sempre più flebile e non risponde più ai poliziotti che lo chiamano per nome. Alla fine del secondo video Neville, ormai quasi incosciente, viene liberato dalle manette e rimesso in piedi ma con la testa coperta da una specie di sacco di tela e accompagnato di nuovo nella sua cella. Una volta chiusa la porta dietro di lui, gli agenti si allontanano nel corridoio mentre l’infermiera si affaccia al vetro della porta come se controllasse le sue condizioni. Secondo l’emittente locale WXII12 che ha mandato in onda ieri i filmati, c'è una parte non mostrata al pubblico in cui l’infermiera torna a verificare il polso di Neville: allarmata perchè non sente più il battito, avvisa gli agenti e inizia subito il massaggio cardiaco fino all’arrivo del pronto soccorso. Neville è morto il 4 dicembre nell’ospedale di zona. Secondo l’autopsia a ucciderlo è stata una lesione cerebrale per arresto cardiaco che ha bloccato l’afflusso di sangue al cervello. I cinque agenti e l’infermiera sono accusati di omicidio colposo.